L’imprenditore, il politico, l’editore, lo sportivo. Silvio Berlusconi è stato questo e tanto altro per gli italiani. La sua personalità, forte e istrionica allo stesso tempo, è stata lo strumento per costruire un legame diretto con i consumatori prima e gli elettori poi. Un percorso iniziato nell’edilizia, dai primi progetti fino alla costruzione di “Milano 2”, che ha trovato nella televisione la rampa di lancio per la consacrazione. Nel 1975 fonda Fininvest e nel 1993 la casa di produzione Multimediale Mediaset. Nel mezzo è attore/regista di un cambiamento epocale: per la prima volta si sgretola il monopolio dello Stato nella trasmissione radio-televisiva, con l’approvazione della legge Mammì nel 1990. Una scommessa la sua portata avanti parallelamente all’impegno nella carta stampata, fondando nel 1990 la Silvio Berlusconi Editore, inglobata insieme alla Arnaldo Mondadori Editore nel 1995 all’interno della Silvio Berlusconi Holding Editoriale. Già molto tempo prima però, nel 1977, acquista prima alcune quote e poi la maggioranza del quotidiano “Il Giornale”, fondato da Indro Montanelli (lo venderà solo lo scorso aprile agli Angelucci).
Poi arriva la “discesa in campo”. Una decisione osteggiata privatamente dai familiari e dai più stretti collaboratori (l’osservazione più ricorrente è che lui e le aziende del gruppo avrebbero subito attacchi). Nel 1994, con la creazione di Forza Italia, nasce la seconda repubblica, sulle ceneri della prima travolta da Mani Pulite. È seguita la presidenza di quattro governi, riuscendo nell’intento di riabilitare la destra italiana, fino ad allora sempre relegata agli scranni dell’opposizione nell’era repubblicana. Un solo incarico Berlusconi non è riuscito a “conquistare”: la presidenza della Repubblica. Un traguardo che per un momento ha anche sperato di raggiungere a gennaio 2022, prima che il Parlamento chiedesse a Sergio Mattarella di restare per un secondo mandato.
Lungo buona parte della sua vita da imprenditore e uomo politico ha dovuto fare i conti con la Giustizia. Sono oltre trenta i processi a cui ha preso parte: dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa alla concussione, dal falso in bilancio alla prostituzione minorile passando per concorso in strage. Tra assoluzioni e l’intervento della prescrizione, l’unica condanna in via definitiva è arrivata nel 2013 per frode fiscale nella compravendita di diritti cinematografici. Quattro anni, di cui tre coperti dall’indulto, ma soprattutto l’interdizione dai pubblici uffici che lo costringerà alla decadenza dalla carica di senatore e all’incandidabilità fino al 2019. Il rapporto controverso con la magistratura caratterizzerà in particolare l’intera sua esperienza politica. In particolare dal 1994, quando da presidente del Consiglio in carica ricevette un invito a comparire dalla Procura di Milano, mentre presiedeva a Napoli un summit internazionale sulla malavita.
Accanto all’imprenditore e all’uomo politico c’è stato un altro Silvio Berlusconi che ha lasciato il segno: l’uomo di sport. Il Milan è stato il grande amore che ha portato a vincere tutto in Europa e nel Mondo: otto scudetti, cinque Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Quando nel 2017 vende la squadra, per circa 600 milioni di euro, sono in molti a scommettere sulla fine della presenza di Silvio Berlusconi nel calcio. Un anno dopo, tramite Fininvest, compra per 2,9 milioni il Monza, lo riporta in serie A e conclude la scorsa stagione con un più che lusinghiero undicesimo posto. Parallelamente alla vita pubblica c’è poi quella privata, anche se spesso si sono intrecciate. Due mogli, Carla Elvira Lucia Dall’Oglio e Veronica Lario, cinque figli, Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi, sedici nipoti, di cui una pronipote, e gli ultimi anni vissuti accanto alla compagna Marta Fascina.