«Emiliano secondo me non può aver avuto contatti con la mafia, l’errore suo è avere quell’aria così familiare». Ne è convinto Vittorio Sgarbi, candidato alle elezioni europee per Fratelli d’Italia, che da Bari sottolinea come il governatore pugliese «sapendo che non ha nessun contatto vero con la mafia dice di aver accompagnato Decaro dalla sorella di un boss e Decaro ci è rimasto molto male, tanto che questa cosa non la riconosceva. Lui la fa sentire come uno modo di avere bonificato quel mondo, ma siccome questa cosa è degna di sospetto poteva fare meno lo spiritoso. Questa è un’ingenuità, per cui io sono garantista con Emiliano e ovviamente lo sono con il sindaco di Bari Decaro e lo sono anche con il presidente della Regione Liguria Toti».
Le inchieste della magistratura su Bari e la Liguria? All’ex sottosegretario alla Cultura, tornato in pista dopo le accuse dell’Antitrust, sorge il sospetto «che ci siano dei rigurgiti del conflitto tra magistratura e politica, che è stato un errore negli anni Novanta. Ma sono inchieste bilanciate» A Bari, ha puntualizzato, «ci sono quelle che hanno indotto giustamente il sindaco Decaro a ribellarsi all’ipotesi di scioglimento. Collusione vuol dire un coinvolgimento mentale con la criminalità, che in questo caso non c’è. La criminalità ci potrebbe essere in alcuni piccoli affari che riguardano i singoli ed eventualmente lo stabiliranno le indagini. Quella di Toti, a quanto si è capito dalle sue dichiarazioni, è una indagine di carattere politico, forse ultimo tentativo di alzare la testa da parte della magistratura rispetto alla riforma minacciata da Nordio e della Meloni». Secondo Sgarbi, «ci può essere un presidente della Regione che favorisce qualcuno ma non necessariamente perchè intende farsi pagare quel favore visto che deve dare autorizzazioni. Se, come detto da Toti, non è accaduto nulla di illegittimo il caso allora diventa politico. Io sono stato il primo combattente contro Di Pietro all’epoca di Tangentopoli ma oggi ho pensato che fosse una coincidenza».
Il critico d’arte spezza poi una lancia a favore del partito della premier con cui correrà per l’Eurocamera. «Fratelli d’Italia non è più un partito solo di destra, è un grande partito in cui una grande donna, Giorgia Meloni, ha creato un’area ampia in cui entrano democristiani come Fitto, sono entrato io come indipendente, persone che un tempo stavano con la Democrazia Cristiana, con il Partito socialista, con Forza Italia, poi sono andati alcuni disperatamente con i Cinque Stelle e alla fine addirittura con Salvini, tutti questi voti per così dire gassosi oggi confluiscono in un partito che esprimerà credo oltre il 30% – ha evidenziato Sgarbi – Votare noi significa votare qualcuno che ha riconoscibilità. Votare me vuol dire votare qualcuno che conosci per se non ti piaccio non mi voti, la sai cosa stai facendo. Votare qualcun altro significa andare all’avventura. Il voto ai 5 Stelle è un voto aberrante, è stato un voto di protesta ma non di sinistra o di destra. Di protesta sia da parte di quelli che non vogliono più votare la maggioranza che di quelli che non vogliono votare l’opposizione: sono uguali. Questa era la grande idea di Grillo, diventata poi un partitino che ha barattato il voto con il reddito di cittadinanza».