Sono circa 9 milioni i cittadini che oggi sono chiamati alle urne in tutta Italia per le amministrative, mentre oltre 50 potranno esprimere il proprio parere per il referendum sulla giustizia. In ballo c’è anche la guida di 50 Comuni pugliesi e 23 lucani. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23. Quasi ovunque in Puglia e Basilicata i nodi delle alleanze sono stati sciolti da tempo, non senza qualche sofferenza. Nel centrosinistra la novità è il tandem Pd-M5S. Il tentativo di replicare sui territori lo schema che ha portato prima al secondo governo Conte e poi a quello di Draghi, non è stato indolore, soprattutto tra i pentastellati. Sotto questo aspetto, i due comuni più popolosi chiamati al voto, raccontano due esperienze opposte.
Barletta è uno dei comuni dove l’alleanza non è stata possibile. C’è stata una netta opposizione da parte della base cittadina che, in contrasto anche con il movimento regionale, non ha accettato la candidatura di Santa Scommegna. Il tentativo di tenere unito il fronte progressista ha prodotto la lacerazione interna dello stesso Partito democratico. È proprio su Barletta, infatti, che sono venute a galla le contrapposizioni più cocenti che hanno portato al commissariamento della segreteria regionale. Da una parte Francesco Boccia, che oggi guida il partito pugliese verso il congresso; dall’altra le liste civiche riconducibili a Michele Emiliano, tra le promotrici della candidatura a sindaco di Scommegna. L’ex ministro avrebbe gradito un altro candidato, anche nell’ottica di favorire una “riconciliazione” con Sinistra Italiana e, appunto, il M5S.
Una storia completamente diversa, invece, è quella che il centrosinistra ha scritto a Taranto. Qui M5S e Pd correranno insieme a sostegno del sindaco uscente Rinaldo Melucci. Non si è trattato di un percorso semplice. I pentastellati, infatti, cinque anni fa percorsero strade diverse nel tentativo di conquista di Palazzo di Città, dopodiché sono stati all’opposizione. Fin quando, perlomeno, i due consiglieri eletti, Massimo Battista e Rita Corvace, non hanno lasciato il Movimento. Da allora non ci sono stati “punti di contatto” tra il partito fondato da Beppe Grillo e il primo cittadino uscente. Le sempre maggiori sinergie romane tra i due partiti, però, hanno avuto l’effetto di fare convergere le volontà politiche territoriali. Un fatto non trascurabile è che a Taranto è stato eletto il senatore Mario Turco, numero due del M5S ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il suo essere uomo di sintesi a Roma ancor prima che a Taranto ha facilitato il raggiungimento di una piattaforma condivisa con Rinaldo Melucci. C’è un aspetto, però, che accomuna le due città più importanti coinvolte in questa tornata elettorale: in entrambi i casi i sindaci uscenti sono stati sfiduciati dai rispettivi Consigli. Non solo: sia Melucci che Cannito si sono ricandidati mettendo insieme tutte le forze politiche che potevano potenzialmente aggregare. Nel caso del centrodestra, però, la compattezza la si ritrova anche in gran parte degli altri comuni al voto. Se il centrosinistra guarda a queste elezioni comunali come la prova sul campo della nuovo fronte progressista, infatti, il centrodestra si presenta unito come, paradossalmente, non è a Roma. Per entrambi gli schieramenti queste elezioni rappresentano il banco di prova finale in vista delle politiche del 2023 anche se, trattandosi di tipologie elettorali differenti, sono solo in parte competizioni paragonabili tra loro.