«Noi continuiamo ad essere testardamente unitari». Lo ha dichiarato la segretaria nazionale del Partito democratico Elly Schlein, a Bari, rispondendo alla domanda dei giornalisti sulla decisione del Movimento 5 Stelle di restare ancora al di fuori del perimetro della maggioranza regionale.
All’evento organizzato all’interno della sala conferenze della Fiera del Levante la segretaria dem ci è arrivata insieme all’eurodeputato, nonché ex sindaco di Bari per dieci anni, Antonio Decaro, la cui suggestione di candidatura alla presidenza regionale è sempre più forte.
«Noi – ha detto Schlein- come Pd nazionale saremo a fianco della Regione Puglia e del partito pugliese, per fare tutto ciò che serve, per creare una coalizione competitiva, una candidatura forte e poi vincere le prossime elezioni regionali.
Perché anche lì c’è da continuare nel solco del buon governo di questa regione: è la regione che dal punto di vista economico ha dei dati davvero brillanti, è una regione che fa scelte coraggiose come quella sul salario minimo e, naturalmente, saremo anche qui impegnati a dare continuità al buon governo, ma anche innovazione».
La legge sul salario minimo
Particolare attenzione è stata data alla legge sul salario minimo riguardante gli appalti regionali, la cui difesa è diventato motivo di scontro con l’intero Governo. «Siamo qui a difendere la legge regionale sul salario minimo che la destra ha voluto impugnare, il governo ha voluto impugnare.
Purtroppo non siamo stupiti: sono gli stessi che hanno cercato di affossare la proposta unitaria delle opposizioni in Parlamento, che chiede un salario minimo, chiede che sotto i 9 euro all’ora non sia lavoro ma sfruttamento, e non possa essere legale»
«Si dimostra una destra che vuole rendere il lavoro più precario – ha aggiunto – e che non ha a cuore il fatto che 3 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici in Italia sono poveri anche se lavorano. La legge della Regione Puglia è una legge coraggiosa, che dice che negli appalti della Regione non ci può essere una retribuzione inferiore a quel minimo salariale e non c’era ragione, se non la cattiveria verso lavoratrici e lavoratori, di impugnare quella legge»