«Che sia Draghi o meno, serve un nome che unisca: nessuno ha i numeri per decidere da solo. Noi siamo fedeli al patto con Mattarella, è il centrodestra a non essere serio. Come sempre». Francesco Boccia, ex ministro per le Autonomie e oggi responsabile degli enti locali del Partito Democratico, attacca Matteo Salvini senza remore, difende il suo segretario Enrico Letta ma sembra fiducioso sul voto di dopodomani per il Presidente della Repubblica: «Ce la faremo. Anche sette anni fa sembrava difficile, poi arrivò Mattarella».
Boccia, mancano due giorni. Ma non potevate iniziare a discuterne prima?
«No, perché il Presidente della Repubblica non si decide da soli, ma tutti insieme. È stato il centrodestra a partire in solitudine candidando Berlusconi. Noi, invece, siamo seri e continuiamo ad esserlo: a febbraio del 2020 abbiamo assunto un impegno di unità nazionale con Mattarella; non lo abbiamo cercato, anzi, saremmo andati volentieri avanti con il governo politico – ma Renzi l’ha fatto cadere».
Eravamo in emergenza…
«Sì, c’era il Pnrr da attuare – e ricordo che porta la firma del centrosinistra, di Conte e Gualtieri. Non potevamo lasciare tutto così. E ora bisogna completare il lavoro iniziato. Che scadesse il settennato lo sapevamo tutti, e chi ha deciso di accettare quell’accordo doveva essere conseguente. Ma Salvini e Meloni hanno voluto lo strappo, candidando Berlusconi».
Quindi è candidato davvero?
«Così dice il loro comunicato, anche se si tratta di una pantomima. Sarà così fin quando non si ritirerà. Anche perché non è vero che sia il centrodestra a dover scegliere il Presidente…».
Eppure continuano a dirlo…
«Se lo sono inventati, non hanno alcun diritto di prelazione. Avranno al massimo una decina di grandi elettori in più di noi, ma nessuno ha i numeri sufficienti. Bisogna scegliere tutti insieme, Meloni compresa. Se così non fosse, la differenza la faranno i gruppi misti, quell’enorme tribù che dà il senso della follia di questa fase politica».
Ma cos’avrebbe spinto Salvini alla boutade del Cavaliere?
«È la solita destra italiana che non è in grado di mantenere alcun impegno. Salvini e Meloni stanno privilegiando la loro prossima campagna elettorale, perché comunque vada si vota al massimo entro un anno – e aggiungo “finalmente”, perché questa legislatura è nata male e con una legge elettorale pessima, e io faccio davvero fatica a stare con chi la vede in modo così diverso da noi su diritti, economia, immigrazione. Ma Mattarella ha fatto un miracolo negli anni più difficili di questa Repubblica».
Però niente Mattarella bis…
«Sarebbe stato necessario che tutte le forze politiche glielo chiedessero. Poi, certo, avrebbe comunque deciso lui».
L’obiettivo di Salvini è essere il king maker di questa elezioni?
«Nessuno può esserlo, perché nessuno ha i numeri. Ripeto, il rischio è solo di dare tutto in mano alle tribù».
Il patto con Mattarella è il motivo per cui Letta sembra essere meno protagonista in questi giochi?
«Letta è una persona seria. Siamo partiti sostenendo un governo di unità nazionale, abbiamo detto “proteggiamo Draghi dall’effetto di queste decisioni, che sia presidente della Repubblica o dello Stato”».
Quindi è Draghi il nome?
«Il nome oggi non c’è, ma verrà fuori facilmente quando si accetterà il metodo. Il centrodestra ora, anziché partire da un nome condiviso, quello di Draghi come un altro, sta partendo da un loro nome. Noi abbiamo detto il metodo, siamo disposti a un patto per completare quest’ultimo anno: ora ci aspettiamo un tavolo unico».
Torneranno sui propri passi?
«Secondo me sì, e Berlusconi si ritirerà. Non so solo se lo faranno prima di lunedì o se avverrà dopo le prime tre votazioni, quando basterà la maggioranza semplice».
Facciamo finta che sia Draghi a salire al Colle… poi cosa succede?
«Non è mai successo nella storia della Repubblica; bisognerà capire se le forze politiche che lo hanno sostenuto siano disponibili a fare un altro governo. Ecco perché il patto».
Che caratteristiche deve avere il successore di Mattarella?
«Dev’essere un profondo conoscitore o conoscitrice della Repubblica. Una persona di specchiata rispettabilità e autorevolezza. Deva amare il popolo italiano, deve portare il tricolore nel cuore. Caratteristiche non da tutti, anche se le diamo per scontate: bisogna essere degli italiani veri. E poi garanti della unità nazionale: per essere Presidente ci si spoglia della vita precedente, si rappresenta tutto il popolo, senza distinzioni».
È d’accordo sulla necessità di avere una donna?
«Trovo stucchevole la definizione donna. Ci sono donne brave e competenti, come uomini. Ma in questa vicenda il tema vero è che nessuna parte politica può spingere forzando per un nome di parte. Ma chi non ha esperienza istituzionale, chi non ha confidenza con la dinamica tipica della politica, non può fare il Presidente della Repubblica. Deve conoscere i piani alti e i marciapiedi. E qui deve anche averci camminato».