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Sabino Mangano e la scommessa del civismo: «Io, unico outsider in corsa»

Chiuderà la campagna elettorale il prossimo 5 giugno, alle ore 19, a via Sparano (angolo via Calefati), con Antonio Ingroia e Antonella Laricchia, il candidato a sindaco di Bari Sabino Mangano, ex consigliere del M5S oggi in campo con la sua civica “Oltre” e altre forze (Azione Civile di Ingroia, Partecipazione Attiva, Com.Re.Co e Fronte…

Chiuderà la campagna elettorale il prossimo 5 giugno, alle ore 19, a via Sparano (angolo via Calefati), con Antonio Ingroia e Antonella Laricchia, il candidato a sindaco di Bari Sabino Mangano, ex consigliere del M5S oggi in campo con la sua civica “Oltre” e altre forze (Azione Civile di Ingroia, Partecipazione Attiva, Com.Re.Co e Fronte Verde).

La campagna elettorale è agli sgoccioli, che esperienza è stata per lei?
«Sicuramente più emozionante rispetto a quella del 2014 dove ero candidato sindaco col M5S. Lì avevo un movimento nazionale che garantiva la possibilità di arrivare all’obiettivo di entrare in Comune. Questa invece è una scommessa costruita tra un gruppo di cittadini che non si riconosceva più nell’attuale panorama politico: si potrebbe definire un Movimento 2.0 che ha tenuto fede a ciò che erano i principi iniziali dei pentastellati».

Cosa l’ha spinta a lasciare il M5S oggi guidato da Conte?
«L’incoerenza di scelte nazionali e locali come l’appoggio al governo Draghi e il passaggio di quattro consiglieri regionali nella maggioranza di Emiliano. Quando ho visto l’ennesima scelta non condivisa, ma soprattutto presa nelle segrete stanze del Movimento, ho capito che il progetto si era trasformato in un partito politico come tutti gli altri. Quindi ho deciso di uscirne e di dedicarmi al civismo».

Quindi si considera l’unico outsider ?
«Direi di sì. Da una parte abbiamo Romito, bravissimo ragazzo, che però è appoggiato da forze di governo che mirano all’autonomia differenziata. Mi chiedo come farà a far rimbalzare le richieste che arriveranno da Roma. Dall’altra parte peggio che andar di notte con i fari spenti: il centrosinistra parte già spaccato con Leccese che si presenta come l’uomo della continuità nel segno di Decaro, quando ha quasi sempre avuto ruoli tecnici che lo rendono debole anche dal punto di vista empatico; e Laforgia che professa di essere “il nuovo” ma a ben vedere nelle sue liste ci sono un po’ di candidati dell’era Decaro».

Intravede il rischio che il Comune di Bari possa essere commissariato dopo le elezioni?
«Se non è accaduto nulla fino ad oggi, nonostante ci sia un’azione ancora presente di presidio da parte dei referenti ministeriali sul territorio, mi sembra improbabile. Che nelle partecipate a Bari ci fossero personaggi poco raccomandabili lo sapevano tutti. Ma quando abbiamo chiesto spiegazioni ci è stato risposto che le assunzioni venivano affidate ad agenzie interinali. Ecco questa cosa va cambiata. Non si può scaricare la colpa a società che spesso diventano serbatoi di voti. C’è bisogno di persone che abbiano il coraggio di denunciare, non solo di andare sui palchi a raccontare di essere stati a casa del clan a dire di non toccare Decaro».

Qual è la priorità amministrativa per Bari?
«Il piano urbanistico generale, perché da questo dipendono tanti aspetti di sviluppo della città. Il rischio reale è di avere una Bari che per altri cinque anni si allarga con infrastrutture inutili, facendo magari arricchire qualche costruttore senza risolvere le criticità come l’emergenza abitativa e la gestione dei flussi turistici».

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