La politica si divide sul mini-rimpasto ufficializzato ieri dal governatore Michele Emiliano. Il Pd locale esprime apprezzamento, ma chiede un cambio di passo con l’immediata approvazione di una serie di leggi come quelle contro l’omotransfobia e sul salario minimo. Ma a prevalere sono i commenti negativi, a partire da Sinistra Italiana che ha “perso” l’assessora all’Ambiente Anna Grazia Maraschio sostituita da Serena Triggiani.
Per Nico Bavaro, responsabile del partito nel Mezzogiorno, «siamo alla farsa: dopo arresti, scandali e richieste di azzeramento e di aprire un dibattito sulla questione morale, Emiliano pensa bene di togliere Maraschio dalla giunta regionale. Evidentemente Sinistra Italiana è scomoda e paga il prezzo della sua libertà. Che ne pensa Elly Schlein che con Nicola Fratoianni aveva chiesto una riflessione approfondita sulla Puglia?».
Nel frattempo Bavaro interpreta politicamente l’operazione: «È stata marginalizzata l’unica voce critica della maggioranza. In un anno, infatti, Emiliano ha depotenziato Maraschio togliendole la delega all’urbanistica per darla a un consigliere eletto in Forza Italia e poi transitato nella sua civica; poi ha tolto, in accordo col Movimento Cinque Stelle, l’appoggio all’ex sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, senza alcuna ragione, perdendo poi le elezioni contro la destra».
«Dopo qualche mese la sua civica Con – conclude Bavaro – chiede le dimissioni di Maraschio per aver “osato” pretendere che gli impianti di produzione di energia elettrica non stessero nei campi o sulle coste, ma nelle zone industriali, sui tetti degli edifici e oltre 12 miglia dalla costa». Un affondo durissimo “condito” dal commento della diretta interessata: «L’operazione moralità e legalità della giunta regionale pugliese si esaurisce con la fuoriuscita della sottoscritta. Questa è la discontinuità che si vuole far passare? Rispondo con un sorriso».
Critici anche i Cinque Stelle. «C’è un primo segnale con l’assessorato alla legalità – osserva il capogruppo Marco Galante – ma mancano gli altri punti richiesti dal nostro leader Giuseppe Conte, cioè trasparenza, battaglia contro i conflitti di interesse, sanificazione delle zone d’ombra».
Nessun commento, invece, dai vertici nazionali del Partito democratico, anche se le richieste di azzeramento avanzate dalla segretaria Elly Schlein non sembrano affatto rispettate. Tanto che il centrodestra pugliese sollecita un intervento della stessa Schlein: «È soddisfatta di questo rimpasto? – si chiedono il capogruppo berlusconiano Paride Mazzotta e i colleghi consiglieri – Ritiene che le sue richieste siano state esaudite? Se la risposta dovesse essere sì, non sarebbe solo Emiliano a gettare fumo negli occhi dei cittadini, ma anche il suo segretario nazionale. Perché la montagna ha partorito il topolino».
Sul rimpasto intervengono i vertici locali del Pd: «Apprezziamo i segnali di cambiamento messi in atto dal presidente Michele Emiliano che vanno nella direzione richiesta dal Partito democratico. Era necessario un cambio di passo che desse importanti segnali politici e amministrativi. Ora chiediamo che parta speditamente la costruzione di una seconda fase caratterizzata da atti concreti che rilancino l’azione di governo. Chiediamo che si approvi subito la costituzione del Nir, poi la legge contro l’omotransfobia, la legge sul salario minimo, la legge di contrasto alle povertà la legge sull’edilizia sociale seguita da un importante piano regionale di investimenti per superare l’emergenza abitativa». Insomma, per il Pd «serve un cambio di passo».