Rimpasto, incarichi, Piano Casa e Pnrr: le sfide che attendono Emiliano

Si apre una stagione di guerra nella Regione Puglia dopo il voto contrario sulla legge ad personam contro Massimo Cassano di una parte della maggioranza in aperto dissenso al governatore Michele Emiliano. Un quadro sfilacciato che vede da una parte l’asse Pd-Cinque Stelle contro i civici, fedelissimi del presidente. La profonda, e forse per certi versi inconciliabile spaccatura, s’è materializzata nell’ultima seduta nel dibattito e sulla votazione relativa al licenziamento dell’ex direttore generale dell’Arpal. Anche se in precedenza ci sono alcuni retroscena che la dicono lunga sul momento.

Prima della seduta, per esempio, l’entourage di Emiliano ha tentato di sfilare i Cinque Stelle dall’abbraccio col Pd sul caso Cassano, ma dopo l’iniziale apertura (favorita da una promessa sul rimpasto e sulle nomine) i grillini hanno rifiutato l’invito. Così come i civici avevano provato a portare in porto un accordo last-minute con le minoranze per il tramite di Forza Italia (il gruppo era misteriosamente assente) per far mancare ancora una volta il numero legale. Per evitare l’incidente politico c’è stato anche qualcuno che ha suggerito a Cassano di dimettersi prima della seduta per togliere ai giustizieri del Pd l’oggetto della decapitazione che avrebbe evitato lo schiaffo politico ad Emiliano. Le grandi manovre, però, sono miseramente naufragate lasciando sul campo divisioni, veleni e recriminazioni. Di qui il terreno minato, pieno di ostacoli e insidie, che si prospetta di qui alla fine del mandato.

Impossibile reggere politicamente con equilibri così raffazzonati per tre anni, fino al 2025, con un nuovo governo delle destre di segno contrario e l’ostilità annunciata sul “salvadanaio europeo” del Pnrr da parte del neo-ministro Raffaele Fitto, ansioso di una “rivincita” contro Emiliano. Per affrontare questa fase delicata il centrosinistra avrebbe bisogno di unità, compattezza e cooperazione interna. Ci vorrebbero temi concreti per lasciare un segno con un patto di legislatura chiaro e condiviso. E invece, già dalla prossima settimana, ognuno degli alleati è pronto a piantare la propria bandierina sul programma. A partire dal Pd, pronto a far valere i punti sottoposti dalla minoranza interna, composta dai consiglieri regionali Fabiano Amati e Ruggero Mennea. In primis la correzione immediata del piano casa osservato dal governo centrale passando per la legge contro le liste d’attesa sanitarie che prevedono la sospensione delle visite a pagamento. Ancora, l’eolico off-shore, la norma per regolamentare la distribuzione dei fondi regionali ai privati, la legge sul fine-vita, la correzione delle leggi sugli screening per tumori al seno e al colon e l’interruzione dei contributi ai carrozzoni dei Consorzi di bonifica. Punti indigesti per il presidente Emiliano che sinora è sempre stato “sordo”, se non proprio apertamente contrario. I Cinque Stelle, invece, puntano ad incassare l’assessorato che il governatore aveva lasciato intravedere dopo il successo alle politiche.

Ed Emiliano? Per ora resta in silenzio e medita il da farsi sull’eventuale rimpasto di giunta, al momento congelato, e sul pacchetto di nomine a cui dovrà metter mano. Fra le altre Aeroporti di Puglia, un consigliere di Acquedotto pugliese dopo le dimissioni dell’ex senatore Totò Ruggieri, l’indicazione di un Cda da tre componenti nelle sette agenzie strategiche così come stabilito nella seduta dello strappo in maggioranza.

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