Riecco il Tfm per i consiglieri regionali pugliesi: due emendamenti per aggirare il diktat di Elly Schlein

Rischia di rispuntare il trattamento di fine mandato in Regione Puglia, in procinto di essere inserito all’ordine del giorno nelle prossime sedute in via Gentile.

In vista della discussione in aula il consigliere regionale del gruppo misto Antonio Tutolo aveva depositato l’altro giorno un emendamento alla proposta di legge sulla liquidazione per consiglieri e assessori in cui si chiedeva di cancellare la retroattività. Successivamente, però, era spuntato un improvviso altolà al provvedimento: un ordine preciso partito nelle ultime ore dalla segreteria nazionale del Pd che aveva chiesto ai partiti di maggioranza, e al governatore Michele Emiliano in primis, di sospendere il dossier sul Tfm e rinviarne l’approvazione dopo le elezioni europee di giugno 2024. Un invito al buon senso per evitare contraccolpi sul voto, ragionavano dal Nazareno, ma anche per bloccare l’attacco mediatico sul Tfm pugliese preso di mira, tra gli altri, da Rete Quattro con la trasmissione “Fuori dal coro”.

Schizzi di fango che diventerebbero assai deleteri in piena campagna elettorale per le europee nel caso in cui il Consiglio regionale ripristinasse quello che viene ritenuto a tutti gli effetti un “privilegio della casta”. Si tratta di un assegno da 35mila euro l’anno per ogni legislatura effettuata con l’estensione retroattiva del beneficio che andrebbe a fare un “cadeau” a 143 fra consiglieri e assessori regionali in carica dal 2013 in poi. Costo totale: circa quattro milioni di euro a carico delle casse regionali.

Tuttavia il diktat di Roma divide i partiti regionali: c’è chi non vuole saperne di adeguarsi e chi, invece, ritiene giusto il suggerimento. L’ala favorevole, ovviamente, risponde alla segretaria nazionale dem Elly Schlein ed è formata dai consiglieri Mazzarano, Parchitelli, Lopalco, Ciliento e la presidente Capone insieme con i Cinque Stelle che inizialmente avevano appoggiato la legge sul Tfm per poi ritirare la firma.

Nel frattempo altri consiglieri del Pd stanno preparando emendamenti per alleggerire l’impatto della buonuscita. In particolare da un lato si studia l’ipotesi della rinuncia entro un mese dall’approvazione della legge, dando quindi la facoltà di accettare o meno il beneficio. Da un’altra parte si punta a evitare un’ulteriore spesa prelevando i fondi per il Tfm dai costi della politica esistenti, ovvero dal finanziamento annuale ai gruppi regionali destinato a pagare gli stipendi di portaborse e collaboratori.

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