Regione Puglia, niente numeri in Commissione: salta l’ok al ddl anti-mazzette

L’uscita di scena dei Cinque Stelle, il gruppo di Azione che minaccia di abbandonare l’alleanza se non sarà dato seguito alla richiesta di rotazione dei dirigenti regionali, ma anche le fibrillazioni in casa Pd.

Assomiglia a una polveriera la maggioranza in Consiglio regionale che si ritrova paurosamente a corto di numeri. La riprova ieri in Commissione Affari istituzionali dov’è saltata l’approvazione della legge anti-mazzette proposta da Ruggero Mennea.

Un testo già “boicottato” dall’Aula nei mesi scorsi, dopo che era stato approvato nella Commissioni. Adesso il ritorno all’esame degli organismi consiliari e il sì incassato nella prima Commissione, ad eccezione della clamorosa astensione dei Cinque Stelle, fino al nuovo test di ieri in seconda Commissione dove non si è potuto procedere al voto per mancanza di numeri. Per il centrosinistra c’erano solo quattro componenti: il presidente Enzo Di Gregorio e i consiglieri Pierluigi Lopalco, Alessandro Leoci di Con e Mennea di Azione. All’appello mancavano l’ex capogruppo dem Filippo Caracciolo, la consigliera grillina Di Bari e Stefano Lacatena di Con.

Notando le defezioni, le minoranze non hanno perso l’occasione di fare lo sgambetto al centrosinistra e, al momento della votazione, hanno fatto mancare il numero legale con l’uscita simultanea dei consiglieri Picaro, Stellato, Di Cuia e Perrini: un assaggio di quello che potrebbe essere lo scenario futuro in Consiglio e nelle stesse Commissioni in cui il centrosinistra è impossibilitato ad andare avanti. Non a caso proprio ieri è stata annullata la seduta di Consiglio regionale programmata per martedì: un ordine del governatore Emiliano che, per evitare guai, ha preso tempo prima di riconvocare “al buio” l’assemblea.

Attualmente, infatti, la maggioranza conta su 28 voti su 51, due in più della soglia di sicurezza, escludendo i Cinque Stelle. In dettaglio 15 consiglieri del Pd, cinque di Con, tre a testa per i gruppi di Azione e Per la Puglia a cui si aggiungono due consiglieri del misto. Ma da questo elenco va depennato l’ex capogruppo di Con, Giuseppe Tupputi, che ieri s’è dimesso polemicamente dopo aver chiuso l’accordo con Fratelli d’Italia dove prenderà il posto di capogruppo del consigliere Francesco Ventola, in procinto di candidarsi alle europee. Dagli scranni del 15 del Pd vanno tolti l’ex capogruppo Caracciolo, costretto a dimettersi, Michele Mazzarano, autosospesosi dall’attività del gruppo, e l’ex assessora Maurodionia. Ed Emiliano non potrà fare affidamento nemmeno su un altro consigliere con problemi di salute. In più c’è la “scheggia impazzita” di Antonio Tutolo, recentemente silurato dalla presidenza della seconda Commissione.

Ma la mazzata finale rischia di arrivare dal gruppo di Azione: se non otterrà la rotazione dei capi di dipartimento, dirigenti di sezione e di servizio e direttori generali, i tre calendiani ritireranno l’appoggio alla maggioranza che a quel punto potrebbe contare su 19 voti certi, sei in meno rispetto all’asticella prefissata. Emiliano, in pratica, sarebbe costretto a rincorrere l’appoggio esterno dei Cinque Stelle o l’appoggio di volta in volta dei consiglieri dissidenti o lanciare l’ennesima opa sulle opposizioni con annessa “campagna acquisti”.

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