Quell’intesa tra Tatarella e il Cav che servì a sdoganare i missini

Silvio Berlusconi offrì a Pinuccio Tatarella, suo ex vicepresidente del Consiglio dei ministri e leader della destra italiana, le colonne del “Il Giornale” per pubblicare il testamento politico con l’editoriale, edito la stessa mattina della sua prematura morte, l’8 febbraio 1999, “Oltre il Polo”, in cui il ministro dell’armonia indicava «la rotta ai moderati italiani per diventare maggioranza nel Paese».

Tatarella rinunciò alla sua testata, “Il Roma”, che pubblicava in via Putignani a Bari, per utilizzare lo strumento dell’amico di Arcore per scrivere quello che forse resta il suo articolo più famoso. Lo stesso amico che due giorni dopo nella basilica di San Nicola rese omaggio al padre della destra di governo italiana, scomparso nella sala operatoria dell’ospedale Molinette di Torino, partecipando a un funerale che ebbe lo sfarzo delle esequie di un capo di Stato. Un tandem, quello tra Berlusconi e Tatarella, che ha riportato la Puglia al centro dell’azione politica italiana oltre quindici anni dopo la scomparsa di Aldo Moro, lo statista che ha protetto e rappresentato il Tacco d’Italia dal dopoguerra al 1978.

È vero che è Berlusconi a sdoganare la destra, come ricordava ieri anche il quotidiano francese “Le Monde” nell’annunciarne la morte: «Figura di spicco della destra italiana che ha saputo riunire tutte le sue componenti per tre decenni», ma è altrettanto certo che Tatarella trasferì all’imprenditore Berlusconi, piombato nei palazzi istituzionali in sella alla vittoria nelle elezioni del 1994 a capo di un partito nuovo di zecca, Forza Italia, il linguaggio e i codici della politica romana, fatta di intese e tradimenti, sussurri e maldicenze, ma anche trattative, accordi e intese, come quella tra loro.

I due in appena cinque anni hanno costruito una coalizione che ha offerto alla maggioranza silenziosa degli italiani una casa politica in cui riconoscersi e soprattutto ha dato ai post fascisti del Msi prima e di An poi l’ingresso nella grande famiglia del Partito popolare europeo grazie al grimaldello nel 2008 del Popolo delle Libertà, partito unico dei conservatori a cui hanno da sempre lavorato sia Tatarella che Berlusconi. Ecco perché le immagini di quella tiepida mattina di febbraio a Bari vecchia alla fine del secolo scorso sono il simbolo di un’amicizia, ma soprattutto di una unità di intenti e azione tra due leader che si sono stimati e soprattutto, pur così diversi, riconosciuti.

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