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Puglia, i calcoli con il bilancino dei sindaci: gli incerti pronti a far cadere le giunte

In quattro hanno già dato le dimissioni, entro il limite massimo previsto per la data del 3 ottobre. Si tratta dei sindaci pugliesi che hanno deciso di candidarsi alle prossime elezioni regionali del 23 e 24 novembre. Tra quelli che hanno già ufficializzato la decisione compaiono nel centrosinistra il sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli (protagonista nel Brindisino di uno scontro con l’assessore regionale Fabiano Amati); Stefano Minerva, rieletto nel 2021 a Gallipoli, e Dina Manti, per dieci anni sindaca di Corigliano d’Otranto. Nel centrodestra correrà per Fratelli d’Italia il sindaco di Candela, Nicola Gatta.

Non ci saranno invece la prima cittadina di Bitetto e presidente regionale dall’Anci, Fiorenza Pascazio, e la sindaca di Andria, Giovanna Bruno, al secondo mandato. Ci poitrebbe essere un altro sindaco salentino, Paolo Greco, di Caprarica di Lecce, praticamente certo di un posto nella lista del presidente Decaro. Mentre sembra scemata la possibilità per il primo cittadino di Nardò, Pippi Mellone.

Per chi non ha ancora un posto in lista, la legge prevede che il sindaco debba dimettersi dalla carica venti giorni prima del termine di presentazione delle candidature. All’orizzonte, allora, si profila un sorta di escamotage: quello di portare alle dimissioni l’intera maggioranza. Tutto ciò consentirebbe di allungare i tempi della candidatura fino al 23 ottobre, e cioè fino a un giorno prima della presentazione delle liste, data in cui, tra l’altro, i sindaci che hanno già lasciato il ruolo di primo cittadino possono ancora ritirare le dimissioni. Un altro intrigo in quelle che si profilano come le elezioni regionali più incerte di sempre, tra veti e candidature in cerca d’autore.

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