Il direttore di Arpal Massimo Cassano decade per legge dalla direzione generale dell’Arpal, l’agenzia regionale per il lavoro della Puglia. Lo ha stabilito il consiglio regionale dopo un acceso dibattito e un lungo braccio di ferro politico che durava da anni in aula fra rinvii del punto e mancanza del numero legale.
La ribattezzata “legge ad personam contro Cassano” è passata con 18 voti favorevoli (Pd e Cinque Stelle), l’astensione dei 13 consiglieri di centrodestra e il voto contrario di parte della giunta e dei consiglieri delle liste civiche di Emiliano (Con, Per la Puglia e Popolari). Una spaccatura pericolosa che mette a rischio gli equilibri ed il finale della legislatura. Prima del voto, i civici avevano proposto un emendamento salva Cassano che prevedeva il riordino delle otto agenzie strategiche regionali col la previsione di un consiglio di amministrazione a tre componenti, un revisore unico dei conti con compenso da stabilire dalla giunta, ma lasciando al suo posto il manager in carica. La modifica è stata superata dal subemendamento presentato da Fabiano Amati (Pd), che ha disinnescato i “civici” e la linea dettata dal governatore Emiliano assente alla seduta. Uno schiaffo per il presidente regionale, ma anche una forzatura giuridica approvata in barba al referto tecnico negativo dell’ufficio legislativo del consiglio e contro il parere di incostituzionalità dell’Avvocatura regionale.
Critico anche il parere delle minoranze, Fratelli d’Italia in testa. «Benvenuto a bordo PD», dichiara il capogruppo Francesco Ventola, dopo qualche anno, approvando una legge che prevede la decadenza, hanno capito ciò che noi da anni e anni avevamo sostenuto: «Massimo Cassano non doveva essere nominato prima commissario e poi direttore generale dell’Arpal, non solo perché rispetto ad altri curricula arrivati era il più debole a titoli specifici, ma perché era evidente che si trattava di una nomina che veniva data in vista delle Regionali 2020». Ad ogni modo anche le opposizioni, così come i gruppi civici hanno stigmatizzato la legge ad personam.
Di fatto ora l’agenzia per il lavoro sarà affidata al capo dipartimento Silvia Pellegrini fino all’approvazione del bando per scegliere il nuovo direttore generale con il ricorso scontato al giudice del lavoro di Massimo Cassano rimosso nonostante avesse un contratto triennale in scadenza nel 2023.
A tarda sera, invece, l’aula ha approvato con 25 voti favorevoli della maggioranza il disegno di legge sul caro bollette. Il testo a firma dell’assessore allo sviluppo Alessandro Dellinoci ha recepito parte delle proposte di legge di iniziativa consiliare presentate, di cui erano primi firmatari Davide Bellomo e Fabiano Amati. Obiettivo attenuare gli effetti disastrosi della crisi energetica attraverso compensazioni e riequilibri ambientali e territoriali fra livelli e costi di prestazione e impatto degli impianti energetici. In concreto i cittadini riceveranno uno sconto direttamente indicato in bolletta. A pagare dazio saranno i proponenti dei progetti, i produttori, i trasportatori e i gestori degli impianti e delle infrastrutture energetiche presenti sul territorio pugliese. La giunta regionale avrà il compito di aprire i negoziati d’intesa con i comuni ed accordi ad hoc tesi, fra l’altro, al risparmio energetico e alla riconversione verso fonti rinnovabili. Per quantificare i risarcimenti la giunta regionale fisserà apposite linee guida. Previsto il prelievo del 3 per cento del valore commerciale del volume di gas importato in Italia attraverso le infrastrutture realizzata in Puglia, a partire da Tap. In precedenza l’aula ha approvato a maggioranza il disegno di legge sulla riforma della Via, la valutazione d’impatto ambientale. Obiettivo accorciare i tempi, ridurre la burocrazia e diversificare i compiti fra comuni, ex province e regione Puglia nel rilascio dell’autorizzazione ambientale sui progetti di opere pubbliche, nuove aziende ed impianti energetici.