Riprenderanno domani i lavori del Consiglio regionale, dopo che per tutta la prima settimana del 2025 i vertici del Partito democratico sono stati impegnati nel trovare un’intesa per superare l’impasse creata dal cosiddetto emendamento Laricchia.
La consigliera del Movimento 5 Stelle, infatti, ha firmato una modifica alla legge di bilancio, approvata il 18 dicembre scorso, con cui si restringe notevolmente il potere di nomina di consulenti e incaricati da parte del presidente della Regione.
Non a caso la circostanza ha fatto infuriare il governatore Michele Emiliano, inducendolo a presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Bari per un presunto falso contenuto nella procedura di approvazione della manovra finanziaria, oltre che a minacciare le dimissioni in caso di mancata abrogazione dell’emendamento Laricchia.
La norma anti-Decaro
Grazie al lavoro dei pontieri, che presenteranno le loro idee prima al gruppo del Partito democratico e poi ai vertici della maggioranza nella giornata di domani, si è fatta strada l’ipotesi di un ritorno in aula dell’accapo, insieme con una nuova discussione su un’altra postilla alla manovra finanziaria e cioè l’istituzione dell’obbligo per i sindaci e i presidenti di Provincia di dimettersi sei mesi prima della scadenza del mandato se vogliono candidarsi al Consiglio regionale.
La norma, oltre i primi cittadini interessati o meno a scendere in campo, ha visto contrario anche uno dei possibili candidati presidente: l’europarlamentare Antonio Decaro.
Le posizioni
Tuttavia, su tutte e due le norme i pentastellati si sono detti da giorni contrari a modificarle e se non dovessero cambiare il giudizio potrebbero far mancare alla maggioranza di centrosinistra i loro cinque voti e, di conseguenza, complicare il tutto.
Anche perché i dissidenti Ruggiero Mennea, Sergio Clemente e Michele Mazzarano non voterebbero con la maggioranza. A meno che, almeno per quel che riguarda i due rappresentanti di Azione, non si provveda alla eliminazione del consiglio di amministrazione di Arpa e si ripristini l’obbligo di istituire i centri provinciali d’eccellenza per l’autismo in immobili pubblici e con servizi a gestione pubblica, come chiesto da Mennea in persona.
Il caso a Roma
Intanto la questione dello scontro istituzionale tra Emiliano e la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, che ha validato la norma oggetto dell’esposto alla Procura della Repubblica di Bari, è all’attenzione anche dei vertici nazionali del Partito democratico che potrebbero intervenire nella querelle, magari chiedendo al board romano dei pentastellati di spingere i consiglieri regionali almeno ad astenersi, così da far passare la norma senza far rimettere la faccia ai 5 Stelle pugliesi.
Un lavoro complicato, pieno di insidie e di incognite, con il rischio che tutto precipiti da un momento all’altro. Anche se l’istinto di sopravvivenza politica, che da sempre caratterizza il parlamentino regionale anche questa volta, potrebbe ancora una volta ridurre gli esponenti delle varie forze politiche più miti consigli, scongiurando così la chiusura anticipata della legislatura.