Pronti, via… Parlamento nel caos. La destra si spacca sui presidenti

In Italia accade spesso: un esponente politico viene eletto ma, un minuto più tardi, tutti negano di averlo votato. È successo anche ieri, quando Ignazio La Russa ha ottenuto le preferenze necessarie per diventare presidente del Senato. Situazione di stallo alla Camera, dove tre votazioni non sono bastate per affidare la presidenza al leghista Riccardo Molinari sul quale il centrodestra sembrava aver raggiunto la convergenza.

Andiamo con ordine. A favore di La Russa, fondatore di Fratelli d’Italia e fedelissimo della premier in pectore Giorgia Meloni, hanno votato 116 senatori, 12 in più della maggioranza richiesta per l’elezione. Da Forza Italia, però, sono arrivati soltanto due voti, cioè quello del leader Silvio Berlusconi e quello della presidente uscente Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il che vuol dire due cose. La prima: La Russa è stato eletto senza i voti di gran parte dei senatori di Forza Italia che, in questo modo, hanno voluto lanciare un segnale a Meloni, decisa a negare un posto nel prossimo governo alla “berlusconiana di ferro” Licia Ronzulli. Seconda cosa: La Russa è stato eletto con il voto decisivo di 17 senatori dell’opposizione. Resta da capire da dove sia arrivato questo “aiutino” a un centrodestra che, a dispetto dei numeri, ha rischiato di fallire il primo fondamentale obiettivo. Matteo Renzi è stato il primo a negare: «Non è stato il Terzo Polo, come sa chiunque capisca di matematica, a eleggere La Russa. Se faccio un’operazione del genere la rivendico. Noi nove abbiamo votato scheda bianca, è chiaro che c’è un regolamento di conti intorno al centrodestra». Una tesi, quest’ultima, confermata dagli stessi berlusconiani: «Forza Italia ha voluto dare un segnale di apertura e collaborazione con il voto del presidente Berlusconi. Ma in una riunione del gruppo di Forza Italia al Senato è emerso un forte disagio per i veti espressi in riferimento alla formazione del governo. Auspichiamo che questi veti vengano superati, dando il via a una collaborazione leale ed efficace con le altre forze della maggioranza». Durissimo il commento del segretario dem Enrico Letta che ha puntato il dito contro «alcuni senatori dell’opposizione» che «hanno fatto un regalo, sbagliando, alla maggioranza che era già divisa».

La ridda di accuse, polemiche e sospetti ha fatto quasi scivolare in secondo piano le parole del neo-presidente del Senato: «Anche in questa legislatura ci si aspetta e si parlerà di riforme. Non dobbiamo favoleggiare il “tutto e subito”, ma soprattutto non bisogna temerle. Bisogna provare a realizzarle insieme. E al Senato può spettare il via alla necessità di aggiornare non la prima parte che è intangibile, ma quella parte della Costituzione che dia più capacità di dare risposte ai cittadini». La Russa ha anche donato un mazzo di rose bianche a Liliana Segre, la senatrice a vita che ha diretto la seduta fino all’elezione del suo successore ricordando la necessità di combattere «il linguaggio dell’odio» e «la politica urlata», impegnarsi per la pace in Ucraina, difende la Costituzione e restituire al Parlamento un ruolo centrale nella politica nazionale.

E alla Camera? Riccardo Molinari, il deputato leghista che il centrodestra aveva individuato come possibile presidente di Montecitorio, non ha ottenuto i voti necessari in nessuna delle tre votazioni. Tanto che, a fine giornata, Matteo Salvini è stato costretto a chiedergli di accontentarsi del ruolo di capogruppo della Lega e, nello stesso tempo, ha candidato l’ex ministro Lorenzo Fontana. Su quest’ultimo nome la maggioranza ritroverà la compattezza? Si vedrà stamani, alla ripresa delle votazioni in Aula. Certo è che nel centrodestra l’insofferenza c’è, soprattutto da parte dei parlamentari di Fratelli d’Italia verso i colleghi di Forza Italia. E queste tensioni rischiano di incidere, mercoledì prossimo, sulle nomine per l’ufficio di presidenza. E Giorgia Meloni? La premier in pectore si è congratulata con La Russa, prima di ringraziare «tutti coloro che, con senso di responsabilità e in un momento nel quale l’Italia chiede risposte immediate, hanno consentito di far eleggere già alla prima votazione la seconda carica dello Stato».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version