L’Italia è in ritardo nell’attuazione del programma europeo “Frutta nelle scuole“, finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdura da parte dei bambini e ad attuare iniziative che supportino più corrette abitudini alimentari e una nutrizione maggiormente equilibrata, nella fase in cui si formano le loro abitudini alimentari.
Ad affermarlo è l’assessore al Personale della Regione Puglia, Gianni Stea, che sottolinea come «purtroppo una serie di ritardi» abbiano «messo in crisi l’attuazione del programma, penalizzando in ogni caso particolarmente i prodotti tipici e le aziende del Sud Italia in generale, e della Puglia in particolare, attendendo ancora in merito risposte dal Ministero dell’Agricoltura e con il rischio sempre più concreto di perdere decine di milioni di fondi europei da una parte e, forse anche più grave, di impedire ai nostri bambini il consumo di prodotti genuini e salutari in un momento di generalizzate difficoltà economiche delle famiglie italiane».
Con l’ormai imminente fine dell’anno scolastico che quest’anno, per l’appuntamento delle elezioni europee, è anticipata a fine maggio o ai primi di giugno, Stea si appella direttamente al ministro Francesco Lollobrigida: «Gli obiettivi del programma – spiega Stea – sono quelli di incentivare il consumo di frutta e verdura tra i bambini compresi tra i sei e gli undici anni di età; realizzare un più stretto rapporto tra il produttore-fornitore e il consumatore, indirizzando i criteri di scelta e le singole azioni affinché si affermi una conoscenza e una consapevolezza nuova tra chi produce e chi consuma; offrire ai bambini più occasioni ripetute nel tempo per conoscere e verificare concretamente prodotti naturali diversi in varietà e tipologia, quali opzioni di scelta alternativa, per potersi orientare fra le continue pressioni della pubblicità e sviluppare una capacità di scelta consapevole».
Si tratta, spiega Stea, «complessivamente di circa 870mila alunni di tutte le Regioni per un totale di circa 5mila scuole interessate. Quest’anno le cose sono andate diversamente, con ritardi burocratici insopportabili e con una situazione che penalizza fortemente la libera concorrenza e mette le imprese agricole del Mezzogiorno nella totale impossibilità di competere ad armi pari con quelle del resto d’Europa, ma che danneggia ancora di più gli alunni privandoli, incomprensibilmente, di elementi fondamentali della dieta mediterranea».
Stea chiama in causa direttamente il Ministro chiede che «l’applicazione di alcune deroghe alle attuali regole portate dal decreto direttoriale in modo da consentire, a titolo esemplificativo, l’aumento delle consegne settimanali oggi previste in numero di tre, la sostituzione di prodotti di modesto valore con prodotti di maggior valore (sostituire le carote con le ciliegie o fragole, per esempio), consentire di portare uno o più cestini pluriporzioni all’apertura e alla chiusura del programma o in occasione del frutta day, o altre iniziative che potranno essere presentate e discusse nel corso dell’incontro che abbiamo cortesemente richiesto. Decisioni che andrebbero adottate con la massima urgenza per non costringere le aziende richiedenti il contributo ad abbandona l’iniziativa con la conseguente perdita dei fondi Ue».