Primarie per le comunali a Bari, parla l’ex sindaca Mazzucca: «Dai due sfidanti una prova di coraggio»

«È stato un momento umano e politico molto alto, anche se la presenza di Laforgia sul palco ha creato un filo di imbarazzo»: non usa mezzi termini Daniela Mazzucca, prima e finora unica sindaca nella storia di Bari e oggi presidente della fondazione “Di Vagno”, nel commentare la convention con cui ieri è stata presentata la candidatura di Vito Leccese.

Presidente, perché parla di imbarazzo?

«Perché quello di ieri era la tappa iniziale di un percorso di sostegno a Leccese ed avere a pochi metri Laforgia, che di Leccese è il rivale, ha creato imbarazzo. Antonio Decaro è stato il più bravo a superarlo, auspicando una rapida soluzione della questione».

Perché parla di Laforgia come di un rivale?

«Dalle primarie tra Leccese e Laforgia emergerà un solo vincitore, cioè un solo candidato sindaco. Quindi Laforgia è il rivale, o se vogliamo un “caro avversario”, di Leccese. Il quadro sarebbe cambiato se Laforgia avesse fatto un passo indietro come Pietro Petruzzelli, Marco Lacarra e Paola Romano che, rinunciando, hanno dimostrato di far parte della nostra stessa squadra. Diciamo che nel centrosinistra si gioca un “derby amichevole” e che Laforgia è il capitano della squadra avversaria».

Però la presenza di Laforgia alla convention di Leccese, come quella di Leccese all’evento di Laforgia, è un bel segnale.

«Scambio di cortesie e bell’esempio di coraggio».

Leccese e Laforgia si giocano la candidatura a sindaco alle primarie: le piace questo metodo?

«Ai miei tempi, certe scelte erano compiute dai partiti che si confrontavano sui candidati, magari anche aspramente, ma alla fine riuscivano a individuare un nome. Attenzione, parlo di partiti e non di persone: i potenziali candidati non si sedevano al tavolo e questo contribuiva ad arginare protagonismi e individualismi che non sono mai d’aiuto. Ma quando non si riesce a esercitare questa funzione politica, le primarie sono uno strumento democratico per individuare il candidato».

Le primarie sono la sconfitta della politica?

«Esatto, ma nel nostro caso le apprezzo perché utili a tenere unita la coalizione».

Lei condivide con Laforgia il giudizio negativo sulle primarie, lo sa?

«Certo, ma so anche che le primarie sono state accettate da entrambi i candidati e che l’apertura in tal senso da parte di Laforgia è stata un gesto generoso e politicamente intelligente».

Ora si tratta sulle regole: le piace l’idea del comitato di saggi?

«In questo modo si rischia di cominciare un altro braccio di ferro perché ciascun saggio tenterà di imporre determinate regole per far vincere il proprio candidato. Se le decisioni si appesantiscono e i tempi si allungano, però, si consegna Bari a una destra che non è nemmeno fortissima».

Ha questo timore?

«Il vento che spira da Roma arriva dappertutto. E Meloni vuole vincere a Bari e a Firenze».

Torniamo alle primarie: seggio unico o diffuso?

«Si deve dare a tutti la possibilità di votare. Il seggio unico finirebbe per far votare i residenti in centro e non quelli nelle periferie. Non sarebbe democratico. Quindi dico seggio diffuso, magari uno per Municipio per assecondare le esigenze di controllo e trasparenza».

Quale dovrà essere l’obiettivo del candidato sindaco?

«Seguire la linea di Decaro, cioè non lasciare indietro nessuno. E non cancellare lo sviluppo legato al mare».

Qualcosa da correggere ci sarà…

«Le periferie non vanno abbandonate, ma valorizzate come a Barcellona, dove ciascun quartiere ha identità, peculiarità e attività economiche vive».

Lei è una storica esponente socialista e sta con Leccese. Il senatore Alberto Tedesco, però, sta con Laforgia: perché questa “spaccatura”?

«Noi socialisti siamo sempre stati molto liberi. Detto ciò, Tedesco rappresenta un partito, mentre io non ho tessere e rappresento soltanto me stessa. E le mie opinioni sono espresse a titolo personale».

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