Titti De Simone, presidente dell’assemblea provinciale del Partito democratico barese, parla della situazione del centrosinistra barese in vista delle primarie per la scelta del candidato sindaco.
La sua presenza alla conferenza di giovedì della Convenzione non è passata inosservata.
«C’è un pezzo del Pd che non ha condiviso la candidatura di Vito Leccese, optando per l’astensione nell’assemblea cittadina. Nessuno ha mai messo in dubbio la correttezza della procedura o altro. C’è una posizione di maggioranza, legittima, e una differente che deve essere tutelata, perché il pluralismo è un elemento fondante del Pd. Inoltre, stiamo parlando di primarie di coalizione e in campo ci sono due candidati, entrambi civici. A quella conferenza stampa, la Convenzione ha fatto tanti passi in avanti e non è un mistero che alcuni di noi avessero già partecipato ad altre riunioni. Anzi, abbiamo lavorato sin dall’inizio all’apertura del tavolo di coalizione anche alla Convenzione e alle associazioni della città».
Sul termine ultimo delle preregistrazioni non c’è ancora l’accordo tra Pd e Convenzione. Potrebbe davvero essere questo il punto di rottura?
«Io invece vorrei capire perché i dirigente del Pd, e in particolare il segretario regionale Domenico De Santis, abbiano cambiato idea. Come ha riferito anche Raimondo Innamorato (coordinatore provinciale del M5s, ndr), domenica, nella riunione tenutasi con Leccese e Laforgia, era stata raggiunta un’intesa sulle preregistrazioni. Mi chiedo: perché poi hanno chiuso, arroccandosi su posizioni diverse e smentendo quanto deciso in precedenza?»
Mentre accadeva tutto ciò, è stato diffuso un appello all’unità, firmato anche da Lei e che si concludeva con un aperto sostegno a Laforgia. Ieri è stato fatto notare che tra i sottoscrittori di quel manifesto, siano pochi gli iscritti al Pd e alcuni addirittura siano residenti fuori Bari. Che ne pensa?
«Quell’appello non era aperto solo agli iscritti del Pd. Era un appello, prima di tutto, degli elettori del Pd. A Bari, abbiamo 1.300 iscritti al partito, quindi è un dato di fatto che molti elettori non abbiano la tessera del Pd. Che a questo appello si siano aggiunti dirigenti e iscritti della provincia non mi sembra assurdo. Il sindaco di Bari è anche sindaco della Città metropolitana. Per il futuro occorrerà pensare a coinvolgere, in modo regolare, anche una quota di elettori della Città metropolitana alle primarie. Nelle ultime ore, quell’appello ha raggiunto cento firmatari: è l’ennesima dimostrazione del fatto che c’è un’anima del Pd che non è né ospite né una parte residuale del partito».
Se le primarie non dovessero tenersi, dobbiamo aspettarci che quest’anima di cui lei parla lasci il Pd per correre accanto a Laforgia?
«Noi siamo impegnati a tenere unita la coalizione. Il campo largo, tra l’altro, era tra i punti più importanti della mozione Schlein. Tutte le nostre energia si stanno concentrando su questo e non capisco perché il campo largo si stia riuscendo a realizzare in Sardegna o in Abbruzzo mentre proprio a Bari no. Bisogna superare gli arroccamenti e costruire una vera alternativa al governo di Giorgia Meloni. Però siamo d’accordo con alcuni punti della Convenzione, come i confronti tra i due candidati. Non è solo andando a votare alle urne il giorno delle primarie che si coinvolgono i cittadini nel confronto sulla città. È opportuno anche favorire una partecipazione informata, qualificata. Sono convinta che questi momenti di confronto, che troverei normale organizzare dentro i circoli del Pd, farebbero crescere anche l’affluenza alle primarie».