Crisi di governo, Pisicchio: «Se Draghi ci ripensa accendo un cero a San Nicola»

«Se Draghi ci ripensa e quindi rimane alla guida del governo, accendo un cero a San Nicola. Altrimenti l’unica strada è quella del governo tecnico perché, in questo momento, andare a votare sarebbe follia»: non ha dubbi Pino Pisicchio, parlamentare di lungo corso con un passato da sottosegretario alle Finanze e ai Lavori pubblici.

Onorevole, i sindaci centreranno l’obiettivo?

«L’invito dei sindaci non è l’unico. Per la permanenza di Draghi si sta mobilitando l’intero mondo occidentale, a cominciare dal presidente statunitense Joe Biden e dai vertici dell’Unione europea. Magari Draghi accoglierà il loro appello. In questo caso, da buon barese, accenderei un cero a San Nicola».

Sembra piuttosto scettico, però…

«In questa crisi spiccano due componenti. La prima è psicologica e riguarda Draghi, grande “diplomatico della finanza” al quale la politica italiana ha scelto di affidarsi in un momento di difficoltà con la promessa di eleggerlo, in una seconda fase, presidente della Repubblica. Quest’ultima prospettiva non si è concretizzata, dunque è naturale che ora Draghi sia deluso. E poi non credo che una personalità della sua statura abbia molta voglia di trovarsi nel “frullatore” della politica».

E la seconda componente?

«Riguarda un Movimento Cinque Stelle che oggi è meno di un terzo di ciò che era nel 2018. Il M5s si sta squagliando e sono sicuro
che, dopo l’addio di Luigi Di Maio, continuerà a perdere pezzi, magari anche importanti come i ministri D’Incà e Dadone. La situazione appare alquanto complicata».

Colpa di Conte?

«Conte sembra Edmond Dantès, vuole punire chiunque ritenga che gli abbia fatto del male. In più, si trova a guidare una sorta di “armata Brancaleone” che perde pezzi, probabilmente continuerà a perderne, non agisce secondo un lucido disegno politico e ha come ideologo Marco Travaglio: in queste condizioni, la fine è vicina».

Quanto pesa l’attuale scenario internazionale sulla crisi italiana?

«Ci sono molte interazioni in politica. Che Conte sia la persona meno lontana dal presidente russo Vladimir Putin, non è un mistero. Che lo stesso Putin non abbia espresso disapprovazione per la mossa di Conte, è altrettanto sicuro. Senza dimenticare che Conte è l’unico a guardare a Putin come a un interlocutore e a non ritenere che quest’ultimo abbia assunto posizioni inaccettabili. Qualcuno sostiene che il leader del M5s sia una sorta di “agente del Kgb” utilizzato da Putin per capovolgere i governi apertamente schierati con l’Ucraina come è già successo in Inghilterra a Boris Johnson, dimessosi recentemente. Non voglio entrare nella fantapolitica. Certo, se questa fosse la reale posizione di Conte, si tratterebbe di una circostanza grave».

Come giudica il Pd?

«Ha commesso due errori. Il primo è stato quello di considerare il M5s come una forza di sinistra, quando invece si tratta di un movimento qualunquista come quello di Guglielmo Giannini che di sinistra non era. Il secondo errore è stato quello di considerare il M5s come un soggetto affidabile che, invece, non ha alcuna visione della società e tende solo ed esclusivamente a costruire consenso. L’alleanza Pd-M5s non ha senso».

Ora si andrà a votare?

«Sarebbe una catastrofe. Serve un governo tecnico che metta l’Italia al riparo dalla speculazione, approvi una legge elettorale possibilmente proporzionale con un premio di maggioranza e voto di preferenza, gestisca i progetti del Pnrr, affronti la pandemia e aiuti i cittadini esasperati dai rincari».

Possibili premier?

«Giuliano Amato, Carlo Cottarelli o Sabino Cassese».

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