Pd, grandi manovre per il congresso. Emiliano leader se c’è l’intesa col M5s

Torna alla ribalta il congresso nazionale del Pd che dovrebbe tenersi non oltre marzo del 2023. Ma la formazione-lampo del nuovo governo delle destre impone un cambio di marcia per anticipare a gennaio chiudendo la partita nelle prossime settimane. Le pressioni sono iniziate alla vigilia della direzione nazionale che venerdì prossimo darà un primo assetto alle regole e alle modalità per celebrare il congresso e individuare il successore di Enrico Letta.

Una procedura da velocizzare al massimo così come auspica Alessia Morani, ex-deputata e membro della Direzione dem: «Governo fatto, dice, avremo molto molto da fare. Sarà utile che il Pd si attrezzi da subito per il congresso e elegga un leader forte e un nuovo gruppo dirigente. Arrivare a marzo è semplicemente ridicolo». A riscaldare il clima ci sono anche i primi sondaggi, quello di Tecnè per esempio, che l’altro giorno ha misurato fra gli elettori del Pd il gradimento dei sei nomi in corsa per la segreteria. Al primo posto si piazza Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna al 23%, seguito da Elly Schlein al 20, a seguire il sindaco di Firenze Dario Nardella all’11, l’onorevole Paola De Micheli all’8, chiudono Enzo Amendola e Matteo Ricci rispettivamente al 5 e al 4. È stata sondata anche il tipo di alleanza preferita dal popolo dem per il futuro. In particolare il 43% chiede un accordo con i Cinque Stelle e il 35 l’intesa con il Terzo Polo di Renzi e Calenda. Un quadro incerto con indici di gradimento molto bassi per i sei aspiranti segretari, nessuno dei quali sembra davvero in grado di riscaldare i cuori.

Di qui l’ipotesi di un pensierino alla corsa per il Nazareno da parte del governatore Michele Emiliano e del sindaco Antonio Decaro. Entrambi stanno nuotando al buio da mesi sulla vicenda candidatura, ma senza prese di posizione ufficiali. Di certo il destino dell’uno è legato strettamente a quello dell’altro, se l’obiettivo comune è conquistare la guida del Pd. Ma non mancano divergenze profonde. Decaro, per esempio, non ha nascosto l’ambizione, ma senza andare oltre le dichiarazioni di stampa. Oggi il presidente dell’Anci sembra vicino alle posizioni di Bonaccini, ma anche qui non schierato ufficialmente. Fosse per lui il Pd dovrebbe recuperare Matteo Renzi, suo amico e “sponsor” personale. Lo stesso Decaro aveva anche parlato della creazione di una nuova corrente interna a trazione meridionalista appoggiata da Emiliano e dal governatore campano De Luca. Ed Emiliano? Anche lui è interessato alla partita, ma per ora resta alla finestra in attesa degli incastri giusti. Il suo profilo, così come trapela dal suo staff, potrebbe tornare molto utile laddove il partito scegliesse nella piattaforma programmatica l’asse con i Cinque stelle. In questo caso il rapporto Conte-Emiliano potrebbe facilitare l’operazione offrendo al governatore pugliese uno strapuntino sicuro in vista della fine della legislatura regionale nel 2025.

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