Pd, è caos sull’autonomia differenziata. Il congresso sarà la resa dei conti

L’autonomia differenziata? «È prevista dalla Costituzione e non significa separatismo né indipendenza». E le Regioni settentrionali meritano rispetto perché i due terzi del prelievo fiscale in Italia «sono attinti dai redditi del Nord». Sembrano dichiarazioni di Matteo Salvini o addirittura di Umberto Bossi. A rilasciarle al Corriere della Sera, invece, è stato il sindaco di Torino, Piero Fassino, tra i fondatori del Pd. Parole, le sue, che mettono in allarme i parlamentari pugliesi del Partito democratico che si preparano al congresso dem.

Le esternazioni di Fassino, che in una successiva intervista a Repubblica ha ribadito che l’autonomia differenziata è prevista dalla Costituzione e che «certi temi non appartengono alla Lega perché la sinistra è da sempre per i poteri locali», hanno creato più di un mal di pancia all’interno del Pd. E, all’esterno, hanno restituito la foto di una compagine divisa tra chi, come il presidente pugliese Michele Emiliano e quello campano Vincenzo De Luca, è quanto meno contrario a un regionalismo che aumenti il gap tra Nord e Sud e chi, come Fassino e il governatore emiliano Stefano Bonaccini, intende accelerare sull’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione.

Ad ammetterlo è anche Claudio Stefanazzi, consigliere politico di Emiliano e neo-deputato: «C’è profonda confusione sul tema e dobbiamo fare chiarezza. Bisogna lavorare a una posizione congressuale che approfondisca la questione dell’autonomia differenziata dal punto di vista del Mezzogiorno visto che al Nord, in questa materia, c’è l’asse trasversale tra Pd e Lega. Serve una visione contrapposta». Stefanazzi parla di “posizione” congressuale che, secondo voci di corridoio, potrebbe trasformarsi in una vera e propria mozione in vista del congresso e diventare il cavallo di battaglia di uno tra Emiliano e De Luca, entrambi potenziali successori di Enrico Letta alla segreteria nazionale. Ma quale sarebbe il contenuto della “posizione congressuale”? «Bisogna prima affrontare i temi dei Livelli essenziali delle prestazioni e del conseguente riequilibrio delle risorse destinate alle Regioni, dopodiché si può parlare di autonomia differenziata. Non possiamo tollerare ancora che la Puglia, per la sanità, abbia il 30% di risorse in meno rispetto ad altre Regioni». Per Stefanazzi è in gioco l’esistenza stessa del Pd: «È indispensabile fare chiarezza sull’autonomia differenziata e, prima ancora, impegnarsi per cambiare la legge elettorale in modo tale da restituire agli elettori un reale potere di scelta. Altrimenti, al Sud, il Pd rischia di estinguersi o di essere fagocitato dal Movimento Cinque Stelle».

Sul tema interviene anche il deputato Ubaldo Pagano, secondo il quale «certe affermazioni di Fassino sul Nord che merita rispetto perché produce gran parte della ricchezza del Paese appartengono al frasario protoleghista». Come il collega Stefanazzi, il parlamentare tarantino concentra l’attenzione sul tema delle risorse. «Prima di concedere maggiori risorse alle Regioni che richiedono di gestire più funzioni e di trattenere il residuo fiscale – dice Pagano – lo Stato deve individuare i Lep e determinare le necessarie perequazioni. I governatori leghisti, invece, chiedono di avviare la devoluzione delle materie richieste sulla base del criterio della spesa storica, quello che, per esempio, ha impedito il finanziamento degli asili nido ad Altamura per il semplice fatto che in quella città non erano mai state attivate simili strutture pubbliche». Pagano annuncia battaglia in vista del congresso: «Non daremo nessun tipo di sostegno a chi non ci garantirà che, nel disegno del Pd, ci sia una corretta interpretazione di quanto previsto dalla Costituzione: no al criterio della spesa storica, sì alla definizione dei Lep prima dell’attuazione del regionalismo differenziato».

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