È il simbolo di una città che rinasce dopo aver pagato un pegno importante in termini di vite umane e di salute pubblica. E non a caso la grande area verde, finanziata in parte con i fondi del Pnrr, che sorgerà sull’area occupata un tempo dall’ex fabbrica Fibronit, si chiamerà proprio Parco della Rinascita.
Ieri due dei candidati sindaco alle prossime elezioni comunali di Bari previste l’8 e il 9 giugno, Michele Laforgia e Vito Leccese, hanno partecipato a una “passeggiata” all’interno del complesso insieme ai membri del Comitato cittadino Fibronit, che per anni hanno lottato contro l’indifferenza e per la riqualificazione della fabbrica.
«Quella del Parco della Rinascita è un’area che finalmente potrà essere consegnata alla città – ha spiegato Leccese – Le polveri di amianto prodotte negli anni di attività della Fibronit, dal 1934 sino al 1995, hanno causato tante morti. Oltre 400 cittadini baresi, tra operai e persone che vivono nelle zone vicino allo stabilimento, hanno perso la vita per colpa dell’amianto. Ricordo il tentativo dell’amministrazione di centrodestra del sindaco Di Cagno Abbrescia di fare un intervento dal nome molto suggestivo, “PRUSST”, che sta per Piano di Riqualificazione dello Sviluppo Sostenibile del Territorio e che invece non era altro che una mega lottizzazione edilizia». Dopo anni, arriverà il parco, i cui lavori dovrebbero cominciare nel mese di settembre. «Nessuno potrà mai risarcire le famiglie delle vittime per il dolore provocato da quella strage di innocenti – ha aggiunto ancora Leccese – Ma una pubblica amministrazione ha il dovere di ricostruire il futuro partendo proprio da luoghi come questo, che hanno sottratto il futuro a tanti nostri concittadini. Ma sul piano simbolico è molto importante che quel parco venga dedicato a queste persone».
La restituzione alla cittadinanza sotto forma di Parco della Rinascita dell’area, è il risultato dell’impegno di cittadinanza attiva del Comitato Fibronit e degli amministratori locali come Cesare Veronico e Maria Maugeri. «Quest’ultima da assessore all’ambiente della prima giunta Emiliano ha spinto affinché ci fosse la variante urbanistica che, poi, ha consentito la trasformazione da suolo edificabile a verde pubblico», ha concluso Leccese.