Una sfilza di leggi ad personam e regalie, ma anche di veri e propri “obbrobri” giuridici. Parliamo della legge Omnibus depositata in consiglio regionale e in attesa di essere esaminata entro fine gennaio nelle commissioni e in aula. In particolare emendamenti non di natura finanziaria estrapolati dal bilancio di fine anno e riunificati in un unico calderone.
Si tratta in totale di 63 articoli, il grosso dei quali in tema di sanità con proposte, a dir poco strampalate, piovute da maggioranza ed opposizione. Spicca, fra gli altri, la “perla” dell’articolo 54 dove il proponente chiede di cancellare per legge un decreto del presidente della giunta regionale. Un autentico sconcio istituzionale visto che gli atti amministrativi come i Dpgr non sono modificabili per legge, ma eventualmente potrebbero diventare di una mozione ad hoc da girare come sollecitazione al governo regionale. E invece il firmatario ignorando le regole basilari della grammatica consiliare ha indicato il decreto in questione, risalente al 2021, con il quale il governatore Emiliano ha nominato il vice capo di gabinetto. Un’assurdità probabilmente mai accaduta in passato. Ma l’elenco delle storture è infinito.
A partire, come si diceva, dal discorso sanità ed in particolare l’accreditamento dei centri sanitari privati. Fra gli emendamenti più singolari c’è quello che chiede di trasformare per legge una casa salute a bassa intensità assistenziale per pazienti psichiatrici in un cosiddetto Crap, un centro residenziale di assistenza qualificata con aumento di posti letto e rette raddoppiate. Per non parlare dell’articolo che prevede di salvare l’accreditamento di una struttura sanitaria finita sotto inchiesta con il subentro di un altro gestore che entrerebbe in esercizio d’emblèe, senza verifiche di requisiti e quant’altro. Non mancano poi aumenti di budget per Tac, radiognastica, prestazioni sanitarie di tutti i generi, provvedimenti a misura degli operatori sanitari più che dei pazienti.
Nelle pieghe dell’Omnibus c’è anche il blocco delle cartelle esattoriali in capo ai 220 mila agricoltori dei consorzi di bonifica appena disciolti. E, giusto per non farsi mancare niente, la moltiplicazione dei garanti con l’istituzione dell’ufficio del difensore civico. Una legge quest’ultima contestata e più volte rinviata considerando alcune “forzature” sui criteri di nomina e sulla moltiplicazione delle poltrone dei garanti che, in caso di approvazione, salirebbero da tre a cinque. Insieme al difensore dei detenuti, dei disabili e de bambini nascerebbero anche il garante dei consumatori e il garante dei malati.
Insomma un papocchio a misura dei proponenti e dei collegi elettorali, ma che nulla ha a che fare con i reali bisogni dei cittadini pugliesi.