«L’asse tra Emiliano e Decaro c’è già e i civici sono pronti a svolgere un ruolo importante al prossimo congresso del Pd. Chiedevamo un partito più inclusivo e ha dimostrato di volerlo anche Enrico Letta». Claudio Stefanazzi, capo di Gabinetto della Regione Puglia e candidato alla Camera del Pd nel collegio Brindisi-Lecce, guarda al dopo elezioni e crede ancora al campo progressista con il M5s.
Claudio Stefanazzi, che Parlamento si aspetta dopo il voto?
«Non è assolutamente scontato, come qualcuno crede, che il centrodestra riesca ad avere una maggioranza per governare».
Torneranno le larghe intese?
«Penso che a quel punto sarebbe necessario un governo con pochi punti realizzabili. Il metodo portato avanti in questi anni da Michele Emiliano e dal civismo in Puglia andrebbe preso ad un esempio. Condivisione dei principi, di un programma e grande determinazione nel realizzarlo».
Crede ancora in una riappacificazione Letta-Conte?
«Credo che sia ancora replicabile a livello nazionale il lavoro fatto in Puglia da M5s e Pd. Condividiamo la stessa passione e voglia. Il M5s guarda al futuro a differenza del centrodestra che ha una visione anti-storica. La grande vicinanza tra Letta ed Emiliano può facilitare la riappacificazione».
Dopo il voto per il Partito Democratico pugliese il congresso non sarà più rinviabile. Anche in questo caso come civici intendete svolgere un ruolo?
«Chiedevamo un partito aperto e inclusivo. La segreteria di Enrico Letta va in questa direzione. Penso che tutti coloro che si erano allontanati dal Pd adesso abbiano voglia di tornare a casa. Noi intendiamo dare il nostro contributo».
Con Emiliano e Decaro come punto di riferimento?
«C’è un asse tra i due e sicuramente il loro lavoro faciliterà il ritorno di chi si era allontanato dal partito».
Il congresso sarà legato anche al risultato elettorale che sembra sempre più dipendente dal Mezzogiorno. La partita si gioca soprattutto qui.
«La richiesta del centrodestra di rivedere il Pnrr è la cartina torna sole del loro atteggiamento verso il Sud. Vogliono mettere in discussione la destinazione del 40% delle risorse al Meridione. È l’anticamera per la modifica del Fondo di Coesione. Il loro pregiudizio è sempre lo stesso: che siamo meno bravi a realizzare i progetti».
Si sbagliano?
«Per quanto riguarda la Regione Puglia sicuramente sì. Siamo quelli che hanno speso meglio in Italia, anche rispetto al Nord. Non lo dico io ma l’Agenzia Nazionale di Coesione. C’è un Paese diviso sotto il profilo degli interessi. Il Nord non può pensare ora, dopo aver speso in infrastrutture e sanità grazie alla fiscalità generale, di scaricare il Sud. Sostenendo l’autonomia differenziata il centrodestra mira a questo».
In Puglia intanto il presidente Emiliano ha annunciato maggiore autonomia su alcuni temi e macro aree. Qual è l’obiettivo?
«Dopo la “sbronza” centralista vissuta dal governo Renzi in poi, il Paese sta tornando a ragionare sulla prossimità. La nostra idea è quella di accrescere la cooperazione coinvolgendo tutte le forze dei territori nella crescita economica. È un fattore cruciale, soprattutto adesso che siamo vicini alla nuova programmazione delle risorse europee. Noi siamo per la sussidiarietà. Nulla a che vedere con quello che ha in mente il centrodestra con l’autonomia differenziata».