Si apre la diaspora in Italia Viva Pugliese dopo il “ripensamento” del leader Matteo Renzi e l’ipotesi di rientrare nel centrosinistra. Mentre l’ex rottamatore ribadisce la riaffermazione della linea riformista e la scelta di “andare a vedere le carte” rispetto all’apertura al dialogo da parte della segretaria dem Elly Schlein, ecco che sui territori si accende il dibattito fra favorevoli e contrari al ritorno al campo largo abbandonando in via definitiva la strada del Terzo Polo o, come in Basilicata, di un accordo con il centrodestra.
La mossa di Renzi
Un’inversione a U rispetto alle posizioni oltranziste assunte negli ultimi cinque anni da Renzi e dai suoi in Puglia nei confronti del governatore Michele Emiliano nonostante i vari tentativi di mediazione, tutti andati a vuoto. Da ultimo a provare la via della ricomposizione è stato il consigliere regionale Massimiliano Stellato che ha chiesto in cambio al governatore Emiliano spazio e visibilità al Comune di Taranto con l’assegnazione di un assessorato. Sullo stesso percorso s’è infilata l’ex parlamentare Teresa Bellanova che, dalla Festa dell’Unità a Manfredonia, ha auspicato la ristrutturazione del centrosinistra “extra large”, modello Ulivo, fino a Verdi e Sinistra Italiana, a prescindere dai contenuti e dalle distanze che pure permangono su leggi come il Jobs Act.
Gli addii
Una posizione che ha scatenato l’immediata reazione dei vertici di Italia Viva in Puglia, Marilù Barnaba e Matteo Viggiani, componenti della cabina di regia assieme ad Antonio Clemente Cavallo, presidente della segreteria di Lizzano, e Angela Lasorsa, identica carica su Andria, che da ieri si sono dimessi lasciando partito e cariche ricoperte proprio in contrasto con la nuova linea annunciata a livello nazionale. «Consideriamo sbagliato – scrivono i dissidenti – sia nel metodo che nel merito, il percorso deciso per Italia Viva dal suo leader Renzi». Guardano come uno spauracchio «l’ipotesi di avvicinamento alla giunta guidata dal governatore Emiliano, magari chiedendo scusa in ginocchio». Sostengono che «non si torna al campo largo con il cappello in mano a chieder perdono per un passato di cui esserne orgogliosi».
«Una decisione sofferta, un percorso – sostengono ancora – interrotto bruscamente da una scelta, seppur legittima, dettata dal presidente nazionale, di aderire a un perimetro politico che consideriamo incomprensibile e, che dall’oggi al domani consegna l’intera comunità di Italia Viva a una babele indecifrabile di soggetti politici contraddistinta da idee diametralmente opposte a quelle che hanno caratterizzato la nostra storia». E ancora: «Appare impossibile l’ipotesi di avvicinamento della comunità renziana in Puglia alla giunta Emiliano, sacrificando l’orgoglio di migliaia di persone che hanno speso tempo e soldi per perseguire un’idea».
I quattro non accettano di «mandare al macero una storia di passione, futuro e riformismo per tatticismo esasperato e spirito di sopravvivenza». «Non si può decidere di stare con il centrosinistra a prescindere, senza nemmeno una discussione interna al partito», aggiungono e concludono: «La politica ha un solo volto, quello del merito, di una semplice visione: futuro, coraggio e impegno».
Anche Marattin saluta
Ma la diaspora genera smottamenti anche verso il centrodestra. L’onorevole renziano Luigi Marattin, brindisino di adozione, che ieri anche lui ha sbattuto la porta e fondato l’associazione Orizzonti Liberali che appare molto vicina al perimetro culturale di Forza Italia.