Per Matteo Renzi è cominciata una nuova partita politica, e mettere la “palla al centro”, ispirato dal titolo del suo libro “Palla al centro, la politica al tempo delle influencer” che oggi presenta a Lecce (Hilton Garden Inn, ore 18.30) e domani a Taranto (Salina Hotel, ore 12.00), è senz’altro la sua mossa strategica. Due giorni in Puglia che si prospettano molto intensi per presentare il suo ultimo libro: “Palla al centro. La politica al tempo delle influencer”.
A parte le presentazioni ufficiali come li trascorrerà? Ha un posto del cuore, degli amici del cuore, in questa regione che conosce molto bene?
«La Puglia è una terra straordinaria: dal nord fino al Salento, è ricca di meraviglie artistiche, naturalistiche, per non parlare delle eccellenze enogastronomiche. Sto facendo il digiuno intermittente, ho corso una maratona, ma in Puglia sicuramente niente dieta: è impossibile! Passando alle cose serie, quello che vorrei per la Puglia non è solo che fosse valorizzata nella sua bellezza, ma che fosse anche la terra del lavoro e delle opportunità. Penso soprattutto ai giovani: vorrei che non ci fossero più cervelli in fuga, ma che andare via fosse una scelta. Quando ero Presidente del Consiglio ho scelto di investire nel Mezzogiorno: non di distribuire sussidi come il reddito di cittadinanza. E ne vado fiero».
Dunque ci sono influencer in politica. Lavorano allo scoperto o dietro le quinte?
«Direi platealmente allo scoperto! Nel libro racconto l’episodio della pubblicità della pesca dell’Esselunga: Giorgia Meloni non aveva tempo per rispondere ai giornalisti ma per il post da mandare virale sì. E così sta succedendo con la protesta dei trattori: hanno prima reintrodotto l’Irpef agricola che il nostro governo aveva cancellato per poi scendere in piazza a fare i selfie con i trattori e fare una parziale- perché la cancellazione della tassa non è stata totale- marcia indietro. Il politico agisce, l’influencer comunica».
Come evolveranno i flussi di consenso per Giorgia Meloni?
«Io sono certo che gli italiani prima o poi capiranno il bluff: un governo di annunci e niente fatti. Se ne stanno già accorgendo. La Puglia è una terra di solidarietà e accoglienza; penso a come sono stati accolti i migranti albanesi che sbarcavano nelle nostre coste. Al Governo io ho scelto la strada dell’umanità, cercando di lavorare in Europa per governare i flussi ma anche salvando vite in mare. Giorgia Meloni e Matteo Salvini ci hanno accusati di favorire quella che chiamavano invasione: ebbene, gli sbarchi durante il 2015 sono stati meno di quelli durante l’ultimo anno di governo Meloni. Ecco, credo che gli italiani presto si renderanno conto delle menzogne e delle promesse mancate».
In quale posizione si trova il Pd?
«Il Pd ha scelto di cancellare l’identità riformista per inseguire il Movimento Cinque Stelle: dal lavoro alla giustizia, sono diventati la sesta stella. Volevano fare un referendum sul jobs act , che ha creato oltre un milione di posti di lavoro, inseguono le teorie giustizialista di Scarpinato. I popolari non hanno più voce. Lo stesso però si può dire di Forza Italia: da quando non c’è più Berlusconi, è diventata Forse Italia. Tajani ha consegnato l’identità liberale e moderata ai sovranisti. Oggi chi vuole votare un partito riformista non può che scegliere noi».
Nella presentazione di questo suo lavoro c’è scritto che si tratta di un libro “battagliero”. Una parola che in questo momento significa moltissimo e che tante volta è tossica. Come vuole giocare la sua battaglia politica?
«Combattere per ciò in cui si crede non è mai tossico. Sono le armi che si usano a fare la differenza: noi abbiamo sempre scelto il dialogo, non gli slogan. I pensieri complessi, non le fake news fatte girare su Facebook».
A giugno in Puglia si vota per le amministrative e per le europee. Bari e Lecce giocano due sfide cruciali e per la verità quella di Bari è determinante anche per il futuro della Regione Puglia.
Quale sarà la posizione di Italia Viva e di Matteo Renzi in particolare, in una regione che è roccaforte del cemtrosinistra?
«Quella in Puglia come nel resto d’Italia sarà una campagna porta a porta, fra le persone. La Puglia è una terra con una grande tradizione popolare e di centro: sono sicuro che faremo un bel risultato. Quanto alle amministrative, io non metto bocca su una decisione che è a pieno titolo di chi ogni giorno lavora sul territorio: so che ci sono delle buonissime interlocuzioni in corso».
Per le europee lei si candida in tutta Italia? Anche al Sud? Ritroverà Antonio Decaro…
«Sarò candidato in tutti i collegi, vedremo in che posizione. Antonio è un grande amico e sarò felice di ritrovarlo, pur se in liste differenti».
Qual è lo scenario che intravede dopo le elezioni europee?
«Non credo che per Giorgia Meloni cambierà molto: prevedo però Lega e Forza Italia più in difficoltà. Sicuramente ci sarà un centro forte e affermato: quello di Italia Viva. Un centro che in Europa impedirà all’estrema destra di prendere in mano la maggioranza in Parlamento».
Sul nostro giornale non facciamo altro che evidenziare il divario netto tra Nord e Sud. Come giudica le politiche attuate da questo governo per il Mezzogiorno?
«Inesistenti, chiacchiere da influencer. Non mi stanco di dirlo, serve attrarre investimenti, serve lavoro. Inutile che fai le vacanze in Puglia se poi non attiri le aziende. Giorgia Meloni ha invitato Elon Musk sul palco di Atreju: perché invece non gli ha chiesto di aprire uno stabilimento di Tesla nel Mezzogiorno?».
L’Autonomia differenziata sarà la mazzata definitiva per il Sud, o lei pensa che possa essere una opportunità per responsabilizzare le Regioni?
«Questa legge sull’autonomia è fuffa , un modo per accontentare la Lega. E può anche creare pericolosi divari. Abbiamo votato convintamente contro in Parlamento: quello che serve è una riforma organica del Titolo V, che noi provammo a fare con il referendum. Non è possibile che chi vive al Sud non abbia diritto alla stessa sanità di chi vive al nord. È profondamente ingiusto».
Infatti tra Lep, perequazione, quote Irpef e Iva la quadra non si trova proprio.
«La nostra posizione sull’autonomia differenziata è chiara. La priorità è il Paese, senza lasciare nessuno indietro. Se qualcuno pensa di spacchettare l’Italia per proprio tornaconto noi non ci siamo. I LEP sono una garanzia per tutti, è essenziale che su tutto il territorio nazionale siano garantiti gli stessi diritti e per fare questo servono risorse. Il Governo annaspa, è palese».
Sanità e Lavoro sono due nodi centrali per il futuro del Sud. Mettendo la “palla al centro” su quali prospettive possiamo contare?
«Chiedo dai tempi del governo Conte che si acceda ai fondi europei, 37 miliardi del Mes sanitario, da investire in ospedali, pronto soccorso, per smaltire le liste d’attesa. La verità è che se hai bisogno di una mammografia, se puoi vai dal privato. Altrimenti devi aspettare mesi e nelle more, rischi la vita. Abbiamo chiesto al Governo Meloni di riaprire la linea di credito del Mes: non ci hanno dato ascolto ma la nostra battaglia continua. Per quanto riguarda il lavoro, abbiamo un serio problema perché la classe media rischia di scomparire. I salari sono troppo bassi e il costo della vita sale. Bisogna intervenire sulla tassazione. Abbiamo depositato la proposta di legge della CISL sulla redistribuzione degli utili, detassati, ai lavoratori. Va aumentato il potere d’acquisto ed è urgente farlo».