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Matera, il consigliere Toto: «Il centro storico perde identità con l’apertura indiscriminata di bazar»

Il cuore pulsante di Matera, i suoi Sassi, rischia di perdere la sua anima? È questo l'allarme lanciato da Fratelli d'Italia, che denuncia, in una nota, la proliferazione di bazar nel centro storico della città dei Sassi. Un fenomeno che, secondo il partito, sta minando il patrimonio culturale e l'economia locale. La denuncia La presenza…

Il cuore pulsante di Matera, i suoi Sassi, rischia di perdere la sua anima? È questo l’allarme lanciato da Fratelli d’Italia, che denuncia, in una nota, la proliferazione di bazar nel centro storico della città dei Sassi. Un fenomeno che, secondo il partito, sta minando il patrimonio culturale e l’economia locale.

La denuncia

La presenza massiccia di negozietti che vendono souvenir standardizzati e di bassa qualità, spesso gestiti da soggetti esterni alla comunità locale, sta trasformando gradualmente il volto dei Sassi. L’omogeneizzazione dell’offerta commerciale, l’occupazione abusiva degli spazi pubblici e la concorrenza sleale nei confronti delle attività artigianali storiche sono solo alcune delle conseguenze di questa tendenza.

Ma quali sono le cause di questo fenomeno? Certamente, l’imponente afflusso turistico degli ultimi anni ha generato un’opportunità per nuovi imprenditori, attratti dalla prospettiva di fare affari in un luogo di grande prestigio. Tuttavia, la mancanza di una regolamentazione adeguata e il desiderio di un guadagno rapido hanno favorito lo sviluppo di un modello di turismo di massa, che rischia di snaturare l’essenza stessa di Matera.

I rischi

La proliferazione dei bazar pone diverse sfide. In primo luogo, minaccia il carattere unico e autentico dei Sassi, trasformandoli in un semplice sfondo per la vendita di prodotti standardizzati. In secondo luogo, mette a rischio la sopravvivenza delle attività artigianali locali, che faticano a competere con i prezzi più bassi e l’offerta più ampia dei nuovi arrivati. Infine, rischia di impoverire l’esperienza turistica, offrendo ai visitatori un’immagine stereotipata e poco autentica della città.

«Una cosa è certa questi negozi non sono mai pieni di clienti, e con la paccottiglia venduta a così basso costo è difficile riuscire a pagare affitti elevati che i vecchi esercenti non riuscivano più a sostenere – denuncia il consigliere e capogruppo di Fratelli d’Italia, Augusto Toto – Passeggiando per le vie del nostro centro storico, si può facilmente riscontrare che queste attività nonostante non siano molto frequentate dai turisti per i loro acquisti, continuano ad esercitare. Il punto, quindi, è comprendere fino in fondo qual è la vera economia che sta dietro questo business da parte di questi extracomunitari arrembanti, pronti a rilevare attività storiche per degradarle a bazar senza anima e di dubbio gusto. Questo business nella nostra città è in gran parte in mano ai bengalesi che con un portafoglio ben nutrito sono in grado di pagare senza problemi gli altissimi affitti per un negozio ubicato nel centro storico, molto più di quello che avrebbe potuto pagare un vero artigiano».

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