Manovra, Dell’Olio (M5s): «Sul reddito Governo nemico dei poveri»

«Le politiche attive del lavoro dipendono dalle Regioni che sono quasi tutte in mano al centrodestra. La Puglia? È stato un errore affidare l’Arpal a Cassano che è sempre stato contrario al reddito di cittadinanza». Gianmauro Dell’Olio, deputato del Movimento Cinque Stelle e vice presidente della commissione Bilancio, punta l’indice contro la manovra del Governo che definisce un vero e proprio accanimento verso i più deboli.

Onorevole, il reddito di cittadinanza verrà tolto a chi può lavorare. Perché secondo lei è un errore?

«Il 70% non ha più della terza media. Sono persone che vanno formate. Pensare che dopo sei mesi di corsi perdono l’aiuto dello Stato se non trovano una occupazione è una follia».

Ai centri per l’impiego gli scorsi governi hanno destinato un miliardo di euro. È cambiato qualcosa?

«No. Il problema è che le politiche del lavoro sono una materia concorrente su cui svolgono un ruolo determinante le regioni. Sono quasi tutte in mano al centrodestra e in questi anni hanno remato contro. Anche in una regione governata dal centrosinistra, la Campania, il presidente si è opposto anche ai navigator».

E la Puglia?

«A Bari è tutto fermo a vent’anni fa. A mio avviso è stato un errore affidare l’Arpal (l’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro, ndr) a Massimo Cassano. Non ha mai creduto nel reddito di cittadinanza e sostiene un partito, “Azione”, che ha anche fatto una raccolta firme per abolirlo».

E i navigator?

«Il loro ruolo è quello di orientale il percettore del sostegno, guidarlo nel definire un percorso di reinserimento. Chi, invece, avrebbe dovuto lavorare per fare incontrare le imprese e i lavoratori nelle agenzie non l’ha fatto».

Ha avuto modo di vedere la legge di bilancio uscita dal Consiglio dei Ministri?

«In realtà no. Ad oggi noi parlamentari non abbiamo ricevuto il testo definitivo ed è una cosa che trovo piuttosto incredibile. Basiamo le nostre valutazioni su delle bozze».

Che impatto prevede il Movimento Cinque Stelle dalla rimodulazione del reddito di cittadinanza?

«È in ballo la sussistenza di 400 mila famiglie. Non parliamo di persone supportate dai sindacati ma di gente che non saprà dove sbattere la testa e che alimenterà il nero e la manodopera della malavita. Quest’ultima, d’altronde, odia il reddito di cittadinanza proprio perché ha sottratto la gente al ricatto. Quello che il centrodestra si appresta a fare è anche contro il proprio elettorato».

Però è quello che avevano promesso prima del voto.

«Tra i percettori del reddito non ci sono solo elettori del M5s, anzi. Se fosse stato così già alle comunali del 2019 avremmo registrato un exploit di consensi. C’è chi ha votato Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Non so quanto si aspettassero di venire però penalizzati così».

Quanto risparmierà lo Stato con questo taglio?

«743 milioni. Poi, però, le persone dovranno comunque essere aiutate attraverso altre forme di welfare. Siamo l’unico paese d’Europa che su questo tema va in controtendenza. Parliamo di condizioni estreme di povertà su cui si sta accanendo questo governo, con la scusa delle truffe».

Che sono state numerose.

«Faccio sempre l’esempio del bus: c’è chi sale e non fa il biglietto. Aumento i controlli, di certo non cancello il servizio. Stando ai dati della Guardia di Finanza solo lo 1,87% delle truffe in Italia ha riguardato il reddito di cittadinanza. Parliamo di un giro d’affari di 150 milioni su 8 miliardi. Come in ogni iniziativa pubblica c’è stato qualche furbetto ma parliamo di numeri molto contenuti. Bisogna affinare sempre di più i controlli ma non è certo un motivo per cancellare il sostegno».

La minoranza riuscirà a fare una opposizione compatta in Parlamento per cercare di modificare i contenuti della manovra?

«Spero di sì. Da parte nostra, come Movimento Cinque Stelle, daremo battaglia. Il Partito Democratico non votò a favore dell’istituzione del reddito di cittadinanza e questo lo pone in una posizione più complicata. Mi aspetto, però, che non si facciano condizionare da questo aspetto. Le parole degli ultimi giorni fanno ben sperare, aspettiamo i fatti».

E oltre al reddito di cittadinanza?

«Alla base della manovra c’è uno sbilanciamento fiscale tra i lavoratori autonomi e i dipendenti, a vantaggio dei primi. La verità è che sono quasi tutti provvedimenti iniqui che non ci aiutano a risolvere davvero i problemi».

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