Lo scenario dopo le elezioni, parla Enzo Lavarra: «Il centro decida con chi stare»

«Il centro decida se stare con una destra che spacca il Paese o con una sinistra che intende ricucirne le ferite. A Bari le primarie vanno evitate, meglio individuare una figura in grado di arginare la destra facendo della città un baluardo contro l’autonomia differenziata». Ne è convinto l’ex europarlamentare Enzo Lavarra, all’indomani delle elezioni che hanno visto la destra dilagare in buona parte dei Comuni al voto.

Chi è il vero vincitore delle amministrative?
«L’esito è nettissimo, ma le cause sono di lungo periodo e vanno ricercate in un ciclo economico che ha penalizzato i ceti meno abbienti e nella capacità della destra di illudere l’elettorato promettendo una protezione sociale che nei fatti manca».

Per qualcuno è colpa di Elly Schlein…
«La responsabilità non può essere addebitata a Schlein: a farlo sono certi nobili decaduti che, all’interno del partito, pensano soltanto alle proprie rendite di posizione».

Come può uscirne la sinistra?
«Recuperando i valori di patria e nazione intorno ai quali la destra ha alzato una cortina fumogena. La destra parla di patria, ma poi spinge per l’autonomia differenziata che divide l’Italia arricchendo il Nord e penalizzando il Sud. La stessa destra parla di nazione, ma in Europa non difende l’interesse dell’Italia quando spende per le armi risorse che dovrebbe destinare allo sviluppo sostenibile, quando con la Nato marginalizza l’asse Nord-Sud che per il nostro Paese è vitale, quando non difende le imprese nazionali dalla concorrenza sleale di quelle europee ed extraeuropee. Ecco, bisogna lottare per un’Europa diversa».

La Puglia che ruolo ha?
«Storicamente la Puglia ha proiettato nello scenario nazionale leader capaci di affrontare i grandi temi di Sud, Nazione ed Europa. Ora Michele Emiliano e Antonio Decaro hanno senz’altro la statura dei leader nazionali, ma devono impegnarsi per fermare l’autonomia differenziata e proteggere l’interesse nazionale. In quest’ottica sono decisivi l’asse strategico con Napoli e il ciclo di buongoverno di cui la Puglia è protagonista da anni».

Come valuta l’esperienza di Emiliano e Decaro?
«Emiliano si è dimostrato lungimirante e coraggioso investendo in settori strategici come aerospazio e agricoltura di precisione, parlando di acciaio verde per Taranto e battendosi per la difesa del mare. Le “macchie” sono sanità e Xylella. Il limite è il sistema delle alleanze: non si può parlare di vittoria della coalizione se all’interno di questa ci sono componenti trasformistiche come quella parte della Lega che ad Altamura ha contribuito alla vittoria di Petronella».

E Decaro?
«Lo giudico positivamente per quanto riguarda interventi di rigenerazione urbana, sviluppo del turismo, progetti come Costa Sud. Le “ombre” sono la congestione e talvolta la scarsa sicurezza della città, che impongono di affrontare il boom turistico con nuove regole, e le disuguaglianze ancora evidenti tra i quartieri. Qui torniamo al discorso di prima: Bari dev’essere pilastro contro l’autonomia differenziata, altrimenti le risorse per avvicinare le periferie al centro saranno ancora più esigue. La città va difesa dalla destra».

C’è la possibilità che la destra vinca a Bari e in Puglia?
«La destra dispone di personalità e centri di potere nazionali, non va sottovalutata. Il suo obiettivo è espugnare prima Bari e poi la Regione. La sinistra deve fare di tutto perché ciò non si verifichi».

Cioè?
«La partita più importante è quella di Bari. Qui il baricentro della proposta dev’essere la convenzione tra le forze progressiste e civiche. Intorno a questo tavolo bisogna definire visione di sviluppo, opzioni programmatiche e perimetro della coalizione che dev’essere largo ma senza ammettere pendolarismi da destra a sinistra».

È d’accordo con l’ipotesi di primarie per la scelta del candidato?
«La penso come il segretario regionale del Pd, Domenico De Santis: se si trova una figura unitaria, delle primarie si può fare a meno. Chi cerca, trova».

Si parla di Petruzzelli, Lacarra, Romano: chi la convince di più?
«Avanzare nomi è un errore. L’opzione più valida è trovare una figura unitaria: così si evita il rischio di primarie cammellate che possono trasformarsi in una sfida al primo turno tra candidature divisive e indigeribili».

Stesso metodo per la Regione?
«Cominciamo da Bari. Quando si vince a Bari, scatta un’ipoteca positiva sulla Regione».

Quale sarà il ruolo del centro nelle prossime sfide elettorali?
«Il centro non ha una forza autonoma. Perciò deve scegliere se stare dalla parte di una destra che divide il Paese o di una sinistra che vuole ricucirlo. Equidistanza e interscambiabilità delle alleanze sono retaggio della peggiore Prima Repubblica».

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