Liste d’attesa, Amati porta la proposta di legge in Consiglio: «La pazienza è finita»

«La pazienza è finita. Porto direttamente in Consiglio regionale la proposta di legge per ridurre le liste d’attesa. Non c’è più tempo da perdere». Dopo la bocciatura in commissione regionale Sanità da parte di medici e sindacati, il consigliere del Pd Fabiano Amati torna alla carica con la sua proposta di abbattere le attese bibliche per esami e visite, un arretrato di oltre 200mila prestazioni, sospendendo le attività intramoenia qualora i tempi per ottenere prestazioni istituzionali siano superiori di più di cinque giorni rispetto a quelle erogata in Alpi (attività libero-professionale intramuraria, ndr).

Amati chiude così la porta a ogni tentativo di mediazione e annuncia di portare il testo, di cui è primo firmatario insieme a Ruggiero Mennea, dritto alla prova dell’aula. «Non c’è tempo da regalare a chiunque la voglia strumentalizzare per organizzare un sabotaggio, come peraltro capitò nella scorsa legislatura – esordisce – la riduzione delle liste d’attesa è un problema complesso, con mille questioni, ma è una risposta disumana decidere di non affrontarne nemmeno una di tali questioni. Basta guardare le file di dolore al Cup per sentirsi sollecitati a provarle tutte, magari sbagliando, ma almeno con la tranquillità di averci provato».

La proposta avanzata dal consigliere agirebbe anche sul fronte della mancata esecuzione di norme regionali vigenti, sanzionando tale inadempimento con la decadenza dei direttori generali delle Asl. Un’ipotesi che ha fatto storcere più di un naso all’interno del Pd, con una posizione di difesa del lavoro intramoenia dei medici presa dallo stesso segretario regionale del partito, Marco Lacarra.

Sulla stessa linea i rappresentanti di categoria, che non ci stanno a vedersi scaricata addosso la responsabilità e piuttosto rilanciano con un appello a risolvere le carenze in organico. Secondo i dati delle associazioni professionali mancano in Puglia 1600 medici, circa 5000 infermieri oltre a tecnici, psicologi, ostetriche e altre professioni sanitarie. «È vero che i medici italiani sono i peggio pagati d’Europa e che le scuole di specializzazione non formano in numeri utili per colmare la carenza di personale, ma su questo mi aspetto una presa di posizione del Governo e Parlamento nazionale, innalzando gli stipendi di medici e infermieri e riordinando il sistema universitario – è la conclusione di Amati – nell’attesa delle auspicabili e nuove leggi statali non si possono chiudere gli occhi sulla sistematica violazione delle norme esistenti, perché sarebbe un espediente psicologico usato per non farsi interpellare dal dolore delle persone».

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