Legge pugliese sull’acqua pubblica: la Regione potrebbe modificarla per evitare l’incostituzionalità

Il Consiglio regionale della Puglia va verso modifiche alla legge sulla gestione del servizio idrico per evitare che, dopo l’impugnazione del governo Meloni, la Corte costituzionale possa dichiararla incostituzionale, facendo così scattare l’obbligo della gara per l’affido.

A stretto giro dovrebbero essere approvate modifiche concordate direttamente con il Ministero per gli Affari costituzionali.

Il gruppo di Azione al riguardo ha chiesto stamattina la convocazione urgente di una riunione della V commissione consiliare, alla presenza del governo regionale, per assumere una decisione.

«Ora che il Governo nazionale ha impugnato la legge su Aqp – spiegano il consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, e i consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo – e dopo aver terminato il gioco del colpa-tua-colpa-mia, serve capire il da farsi. Pare di capire, almeno leggendo le dichiarazioni di stampa del ministro Fitto e dei colleghi del centrodestra, che ci accomuna l’idea di lasciare ad Aqp, con le modalità dell’affidamento in house, la gestione del servizio idrico integrato. Se è così dovremmo solo ragionare sulle modifiche alla legge regionale, molte delle quali anche concordate con il Ministero degli affari regionali, magari aggiungendo un’ulteriore modifica sull’eliminazione della società veicolo e sull’attribuzione diretta ai comuni pugliesi di parte delle azioni. In buona sostanza, il testo originario della proposta di legge».

Per i consiglieri di Azione «è opportuno concordare una posizione comune ed eventuali modifiche, così da determinare il ritiro del ricorso, altrimenti l’Autorità idrica pugliese dovrà comunque eseguire la legge regionale, l’impugnazione non sospende la vigenza e l’efficacia, e poi attendere la decisione della Corte costituzionale che, se sfavorevole, comporterebbe, speriamo di no, la procedura di gara».

Cgil: «Difenderemo il controllo pubblico dell’Acquedotto pugliese»

Sulla questione interviene anche la Cgil, con una nota congiunta della segreteria nazionale e di quella pugliese della Filctem.

«Se qualcuno oggi pensa di poter fare cassa su una azienda pubblica fondamentale per le comunità e per l’economia del Mezzogiorno qual è l’Acquedotto pugliese, ostacolando la proprietà pubblica per privatizzarlo, o meglio svenderlo, così come si sta tentando di fare con altri asset nel Paese, troverà la forte opposizione della Cgil pugliese, dei lavoratori e delle lavoratrici e penso di tutti i cittadini e cittadine», affermano i sindacati.

«Va garantita – evidenziano – la gestione efficiente del servizio, ma nel rispetto della volontà della maggioranza di italiani che si è espressa con il referendum va difeso il controllo pubblico e la gestione industriale e garantita la possibilità finale di scelta della comunità locale di riferimento anche verso gestioni in economia, sottratta alle logiche di speculazione e reinvestendo allo scopo gli utili. La Regione – concludono – fa bene a difenderne il valore: Aqp rappresenta la prima stazione appaltante in Puglia, deve investire su servizi di qualità per i cittadini e le imprese, per un sistema idrico integrato che valorizzi le esperienze e le capacità che sono dentro l’azienda e che passa anche da una maggiore trasparenza nella gestione e da un rinnovamento attraverso la crescita di professionalità interne, operando per un sistema degli appalti che rispetti trasparenza e lavoro, svolgendo a tutti gli effetti il ruolo di agente di sviluppo e preservando il valore pubblico della gestione dell’acqua».

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