Da dove ripartirà l’economia italiana, quella del Mezzogiorno e quella della città di Bari è il grande tema di questi mesi in attesa di un autunno che si preannuncia davvero caldo, fra guerra, inflazione e ripresa dei contagi. Ne hanno discusso ieri a Bari, nel Teatro Petruzzelli, Nicola Porro, giornalista e conduttore di programmi televisivi, e i suoi ospiti nel corso dell’iniziativa dal titolo “La Ripartenza”.
Alcuni tra i manager più importanti degli operatori e delle grandi imprese pubbliche italiane insieme ad economisti, tributaristi e imprenditori hanno scattato una fotografia dello stato attuale e tracciato le linee di intervento più urgenti per ripartire davvero. Da Vera Fiorani, amministratrice delegata e direttrice di Rete Ferroviaria Italiana, a Mario Rossetti, amministratore delegato e direttore generale di Open Fiber, da Guido Grimaldi, direttore della Grimaldi Group, a Vincenzo Ranieri, amministratore delegato di E-Distribuzione, da Guglielmo Maisto, docente di Diritto Tributario, ad Antonio Rummo, vicepresidente di Pasta Rummo. Tutti uniti in unico obiettivo comune ritenuto necessario per far ripartire il Paese: investire. Innanzitutto, investire in infrastrutture, fisiche e digitali, per consentire di colmare il gap tra Sud e Nord e tra l’Italia e le nazioni più all’avanguardia d’Europa e del mondo.
Porro instrada il dibattito su un indirizzo preciso: «Con il lockdown si è uccisa l’economia. Cosa fare per ripartire?».
Giacomo Rossetti di Open Fiber, tuttavia, chiarisce che non tutte le regioni sono indietro: «Siamo impegnati al Sud col progetto di digitalizzazione, abbiamo investito 800 milioni di euro, somma che raddoppierà con il completamento delle aree nere, l’integrazione delle aree bianche e lo sviluppo delle aree grigie, quest’ultimo grazie all’aggiudicazione dei lotti del Piano Italia a 1 Giga di Puglia, Campania e Sicilia». Poi un passaggio sul capoluogo pugliese. «Bari è un’esperienza esemplare con la copertura di fibra ottica già raggiunta al 98% del territorio cittadino».
Non solo digitale, tuttavia, perché servono ancora infrastrutture fisiche, in particolar modo quelle ferroviarie. «Incredibile quello che è successo a Bari – esordisce Vera Fiorani di Rfi in riferimento al ricorso sui lavori della ferrovia – ma posso assicurare che lunedì riprenderanno i lavori e gli operai saranno sul cantiere». Un problema rilevato già dal sindaco di Bari, Antonio Decaro: «Non è possibile che un’opera già finanziata e appaltata venga fermata da un ricorso di un comitato. Il danno ambientale di un ponte sulla lama è minore di quello di binari che tagliano una città». I soldi non sono un problema grazie alle risorse Pnrr, come spiega ancora Fiorani: «Da qui alla fine del 2022 metteremo sul mercato 14,5 miliardi di gare, quindi se i nostri appaltatori risponderanno potremo realizzare i progetti, alcuni nuovi e altri che erano nei cassetti».
Ed ecco l’altro grande ostacolo alla ripartenza, il lavoro che manca, soprattutto perché non si trovano le competenze. Riferisce Guido Grimaldi, armatore e vicepresidente del Gruppo Grimaldi: «Non troviamo camerieri e macchinisti ma anche medici e ingegneri. Situazione incredibile perché abbiamo un aumento del 50% dell’utenza». La proposta di Vincenzo Ranieri di E-distribuzione: «È un problema di mismatching, che i ragazzi non vogliano lavorare, invece, è una sciocchezza. Basta lanciare programmi orizzontali per formare professionalità trasversali tra i grandi operatori. Facciamo sistema».