La Puglia al voto: alleanze e sinergie. È tutto da costruire

Durerà poco la tristezza dei partiti che hanno composto l’ultima maggioranza in Parlamento, prima che Sergio Mattarella sciogliesse le Camere. Mancherà il tempo per piangere sugli errori, ragionare sui perché, analizzare i motivi che hanno portato alla situazione attuale. La campagna elettorale sarà breve e intensa ma prima sarà il valzer delle alleanze a prendere la scena.

La Puglia è stata storicamente un laboratorio politico, soprattutto per il centrosinistra. È qui che sono nate le prime forme di collaborazione tra il Pd e il M5s, solo per citare l’ultimo esempio in ordine cronologico. Nella scelta delle coalizioni, però, i partiti dovranno tener conto di un aspetto tutt’altro che secondario: dalla prossima legislatura il numero dei parlamentari passerà da 945 a 600 (esclusi i senatori a vita). Non sarà un cambiamento indolore e rischia di creare ulteriore frammentazione tra le formazioni politiche.

È evidente, infatti, che saranno molti gli scontenti, coloro che non troveranno spazio nelle liste e tenteranno la fortuna creandone di nuove, o accasandosi nelle neonate formazioni che, però, devono ancora dimostrare la propria consistenza elettorale (ultima, in ordine di tempo, quello fondato da Luigi Di Maio). Nel frattempo, i partiti tradizionali dovranno in qualche modo trovare anche lo spazio per allargare il proprio spazio d’azione. In Puglia questo aspetto riguarda soprattutto le liste civiche, nate in seno al Consiglio Regionale e all’azione di Michele Emiliano e che oggi rappresentano una realtà con la quale il centrosinistra dovrà fare i conti.

Il Pd, però, che della coalizione dovrebbe essere l’asse trainante, arriva a questo appuntamento con una gamba zoppa. Il congresso regionale, più volte rinviato per evitare spaccature, si sarebbe dovuto svolgere prima delle politiche. La segreteria svolge un ruolo molto delicato nella scelta delle candidature e questo potrebbe spingere la dirigenza a procrastinare ulteriormente il voto degli iscritti. Saranno il commissario Francesco Boccia e il segretario uscente Marco Lacarra, molto probabilmente, a dover sbrogliare la matassa, facendo i conti con le ambizioni dei parlamentari uscenti ma anche, appunto, con le liste civiche. È presto per parlare di nomi ma è probabile che in questa partita della vita da Roma venga chiesto un sacrifico a tutti i “frontman” del partito. Difficile ipotizzare che Michele Emiliano e Antonio Decaro possano scendere in campo come candidati. Lo stesso vale per il primo cittadino di Taranto Rinaldo Melucci, fresco di una netta affermazione elettorale. Discorso simile per Carlo Salvemini, rieletto nel 2019 alla guida di Lecce.

Diverso il discorso per quanto riguarda i componenti delle giunte in Regione e al Comune di Bari. Gianni Stea ad esempio, assessore al Personale in via Gentile, ha già annunciato il proprio impegno a favore di “Noi di Centro”, il movimento che fa capo a Clemente Mastella. «Saremo in tutti i principali collegi – ha affermato ieri – con un soggetto in grado di rappresentare le molteplici istanze che provengono dalla tradizione moderata e riformista». È in una situazione diversa, invece, un altro sindaco del centrosinistra: Riccardo Rossi. Il mandato per il brindisino scadrà tra un anno ed è probabile che Europa Verde, partito al quale ha recentemente aderito, gli chieda un impegno in prima persona.

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