Liti notturne, emendamenti votati per errore, 100 milioni che avanzano e che resteranno buoni per il 2025, forse. Tensioni con le opposizioni – e nella stessa maggioranza – fino alle ultime frizioni proprio sui tempi, e sul “tour de force inutile” del Senato che in poco più di 24 ore, senza averla toccata, approverà in via definitiva la terza Manovra del governo di Giorgia Meloni.
Trenta miliardi che andranno a redditi bassi e famiglie, come rivendica la presidente del Consiglio che si appresta a richiamare anche il 28 dicembre i suoi ministri per un ultimo Cdm prima di fine anno.
Il commissario per l’Emilia
Sul tavolo potrebbe esserci la nomina del nuovo commissario per la ricostruzione dopo l’alluvione in Emilia Romagna, dopo che il generale Francesco Paolo Figliuolo è già stato indicato come vicedirettore dell’Aise. Ma ancora non c’è né convocazione ufficiale (potrebbe essere alle 10 del mattino, prima del rush finale in Senato) né ordine del giorno.
E c’è chi ricorda che sta per scadere il termine entro cui decidere se fare o meno ricorso contro la legge regionale campana sui mandati dei governatori, che consentirebbe un nuovo e terzo mandato per Vincenzo de Luca. D’altronde la premier, consegnando un vasetto di Nutella personalizzato ad ogni ministro nella riunione prima di Natale, aveva lasciato chiare istruzioni per l’uso, scritte di suo pugno.
L’invito
Ora “riposatevi”, in sintesi l’invito ai suoi ministri, perché bisognerà presto ricominciare a correre. «Ricarichiamo le batterie, ci aspetta un 2025 impegnativo», l’augurio inviato via social anche agli italiani da Meloni, che compare il giorno di Natale in un post con selfie della sorella Arianna.
Posticipata a gennaio la tradizionale conferenza stampa di fine anno, per la premier ci dovrebbe essere qualche giorno di riposo in famiglia, prima di rituffarsi negli impegni istituzionali.
E politici. La sua maggioranza rimane frizzantina, tra il pressing di Forza Italia, che insiste sul taglio delle tasse e a gennaio ha già in agenda una serie di appuntamenti compresa la presentazione di un suo piano di politica industriale, alle idee leghiste di un ritorno di Matteo Salvini al Viminale, rilanciate da Claudio Borghi:
«I rimpasti aiutano a migliorare la squadra e ai cittadini in fondo la cosa piace, un po’ come le sostituzioni del calcio” mentre i governanti li “odiano” forse perché “pensano sia un po’ come ammettere errori», scrive sui sui social il senatore utilizzando quella parola che la premier non vuole nemmeno sentire pronunciare.
Anche se, probabilmente già a gennaio, rimetterà mano alla squadra, ma per riempire le tre caselle di sottogoverno rimaste libere, ultima quella di viceministro alle Infrastrutture.