Addio al fondo di perequazione infrastrutturale in favore del Sud. Il governo Meloni lo ha cancellato di soppiatto con un emendamento alla finanziaria che ha prosciugato quasi del tutto la dotazione di ben 4,6 miliardi di euro fino al 2033. In cassa sono rimasti pochi spiccioli, circa 800 milioni con 3,7 miliardi tagliati e destinati altrove: una mazzata per tutte le Regioni del Mezzogiorno che vedevano nel fondo di perequazione un punto fermo da parte dei governi del passato sul riconoscimento delle condizioni di diseguaglianza di partenza.
Il primo a rendersene conto fu l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte che nel suo secondo governo istituì per legge il fondo di perequazione. Successivamente anche il governo Draghi confermò la scelta stabilendo le modalità di erogazione dei finanziamenti il 90% dei quali dovevano obbligatoriamente andare alle Regioni del Sud. In particolare il meccanismo prevedeva rate annuali da 200 fino a 400 milioni di euro per dieci anni fino al 2033 da erogare in base ai progetti presentati dalle stazioni appaltanti (regioni, ex province e comuni).
E così da mesi diverse Regioni hanno cominciato a preparare la lista della spesa battendo cassa, ma i soldi per le provviste finanziarie sono stati letteralmente scippati ad opera dall’emendamento galeotto. Un giochino che costerà alla regione Puglia la perdita di circa 500 milioni di euro richiesti a più riprese dal governatore Emiliano alla conferenza stato regioni ed al ministero per il Sud. Risorse preziose che secondo i piani sarebbero state destinate a nuove strade, ferrovie, porti e aeroporti oltre ad ospedali e strutture sanitarie. Nel caso i finanziamenti del fondo perequativo avrebbero compensato eventuali tagli ai cosiddetti Fsc, i fondi per lo sviluppo e la coesione, sopperendo anche alla rivisitazione delle regole di utilizzo da parte di Roma.
Tutto saltato ora a causa dell’ennesimo sgambetto ai danni del mezzogiorno che a dispetto degli annunci strombazzati dal governo sovranista resta una Cenerentola dimenticata. Da qui l’indignazione del governatore pugliese Michele Emiliano che attacca il governo nazionale: «È un fatto gravissimo – ha detto riferendosi alla cancellazione del fondo di perequazione – perché erano soldi che dovevano consentire al Sud di ridurre il gap di infrastrutture e mobilità in generale. Portarli via, è un po’ come quando ci scipparono i soldi, credo dell’Fsc, per pagare le quote latte per le infrazioni del Nord».
E ancora: «Se li hanno tolti probabilmente li butteranno, tra virgolette, sul ponte di Messina ma chissà dove altro li impiegheranno e comunque si sono perse le tracce. Quella somma aveva il significato di giustificare, tra virgolette, l’autonomia differenziata, ammesso e non concesso che entri in vigore, perché avrebbe consentito di fare partire il Sud dalla stessa linea di tutte le altre Regioni». Un vero e proprio «furto» per giunta «passato in assoluto silenzio». Le uniche voci che si sollevano sono la mia e quella del presidente della Campania, Vincenzo De Luca: «Occorre una sollevazione generale di tutto il Mezzogiorno, non secondo le linee di partito ma per l’interesse delle genti del Sud».
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Di Paolo Ruscitto24 Novembre 2024