In Puglia spuntano 26 lobbisti tra imprese, enti di consulenza e associazioni. Ma la politica finge di ignorarli

A che punto è la legge sull’attività di lobbying in Regione Puglia? Il tema è stato affrontato l’altro giorno dalla seconda Commissione che ha ospitato la responsabile regionale dell’anticorruzione, Rossella Caccavo, che ha illustrato il report sulla norma pugliese adottata nel 2017: un testo oggi apprezzato da altre Regioni, che ora vogliono imitare la Puglia, e dal Parlamento nazionale, che si sta muovendo nella stessa direzione. Obiettivo: contrastare le mazzette e la corruzione negli ambienti politici, favorire la trasparenza di leggi e delibere, ma soprattutto far emergere i “facilitatori”, i cosiddetti lobbisti. Una categoria invisa ai più, in Italia, ma regolare e riconosciuta nei Paesi anglosassoni e in America.

Ma torniamo al quadro della Puglia, colpita a più riprese da scandali, arresti e denunce legati a iniziative politiche. Il bilancio della legge anti-bustarelle dice che dopo l’approvazione è stato regolarmente istituito il pubblico registro dei portatori di interesse, una sorta di libro delle firme aperto ai lobbisti che hanno l’obbligo di iscriversi per tracciare la loro presenza negli uffici regionali e l’attività svolta. Negli ultimi cinque anni, a partire dal 2019, si sono registrati in tutto 26 soggetti, che si sono dichiarati ufficialmente come portatori di interessi, di cui 14 imprese, quattro società di consulenza e otto lobbisti interni ad associazioni di categoria commerciali e professionali. Le iscrizioni sono aumentate negli due anni, ma il numero complessivo non è esaltante, si viaggia a una media di 4-5 lobbisti l’anno e dagli uffici segnalano che in realtà sono molti di più.

In compenso, i dati dei lobbisti censiti sono regolarmente pubblicati sul sito della Regione Puglia. Scorrendo i dati del portale si incontrano di gruppi nazionali come Eni Rewind; associazioni come l’Aforp, la sigla che riunisce i fornitori pugliesi e lucani; Syman progetti e servizi, società di consulenza; Itelyum regeneration, azienda lombarda specializzata nella rigenerazione di lubrificanti usati; il centro studi Artemide, anche qui nel campo della consulenza aziendale e finanziaria; il gruppo tarantino Italcave. Molto male, invece, l’agenda pubblica, l’altro pezzo della legge sulle lobby. Si tratta di un registro che annota tutti gli incontri fra la politica e il mondo delle lobby per monitorare il percorso, le decisioni assunte dalla politica, gli eventuali condizionamenti. Ebbene l’agenda pubblica viene usata pochissimo dagli assessori regionali che pure hanno per la natura dei loro incarichi rapporti diretti e continuativi con portatori d’interesse, associazioni e sindacati. Peggio ancora per i consiglieri regionali che, dall’istituzione dell’agenda, non l’hanno usata nemmeno mezza volta.

Alla fine il bilancio della norma anti-corruzione è in chiaroscuro con la necessità in futuro di applicarla di più e decisamente meglio.

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