Imprese, scatta il credito d’imposta. Fitto: «Rilancio per il Sud». De Luca: «I fondi non basteranno»

C’è il via libera, è entrato in vigore il decreto attuativo sul credito di imposta, ieri la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Lo annuncia soddisfatto il ministro per il Sud e Politiche di Coesione, Raffaele Fitto. «Il decreto introduce novità rilevanti per le imprese che operano nel Mezzogiorno. Si tratta di un passo importante per il rilancio dell’economia locale e per sostenere la crescita degli investimenti nella Zes unica».

Ci crede il ministro che la svolta sia vicina, che tutto questo sia utile per accendere i motori del meridione che ancoa arranca. E aggiunge: «La misura del credito d’imposta – spiega una nota del ministero – è rivolta a tutte le imprese, indipendentemente dalla forma giuridica e dal regime contabile adottato, già operative o che si insediano nella ZES unica, in relazione all’acquisizione dei beni strumentali previsti dal decreto, e destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite dalle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e nelle zone assistite della Regione Abruzzo. Per accedere al credito d’imposta, dal 12 giugno al 12 luglio 2024, le imprese dovranno comunicare all’Agenzia delle entrate l’ammontare delle spese ammissibili sostenute dal 1° gennaio 2024 e quelle che si prevede di sostenere fino al 15 novembre 2024. Ora le imprese potranno utilizzare queste risorse per il rilancio dei loro investimenti», conclude la nota del ministro.

L’opposizione non la pensa così, il deputato Piero De Luca, il figlio del governatore della Campania attacca e definisce quello di Fitto un grande bluff: «Siamo davvero senza parole nell’ascoltare le parole di entusiasmo del ministro. Dopo mesi e mesi di ritardo, ci saremmo aspettati anzitutto delle scuse».

De Luca va a toccare tutti i punti più delicati del decreto: «In primo luogo, i fondi pari a 1,8 miliardi, sono identici a quanto previsto per le precedenti Zes, che avevano però una estensione territoriale di 500 volte inferiore alla attuale. Questo vuol dire che nelle casse delle imprese arriveranno risorse molto molto limitate. E questo in realtà era anche un timore di tanti titolari di Pmi, per De Luca inoltre c’è il rischio che mettendo la scadenza al 15 novembre per il completamento dell’investimento molte aziende rischiano di restare a secco e infine appare inverosimile che una azienda alla data del 12 giugno non sa ancora quale percentuale di incentivo avrà.

Il centrodestra difende il suo ministro e l’operato del governo: Carolina Varchi, deputato di FdI dichiara di essere certa che è un aiuto concreto alle imprese, le fa eco Manlio Messina, vicepresidente vicario di FdI e Raffaele Morrone responsabile di Confapi. Chi, come il Pd, rompe il coro di applausi è il Movimento 5 Stelle con il deputato Filippo Scerra: «Rispetto ai parametri previsti per il credito di imposta avevamo chiesto con diverse proposte emendative di ridurre la quota minima degli investimenti sotto i 200mila euro oggi previsti, cosi’ come il mantenimento delle opere murarie al 50% dell’investimento. Tutte proposte che trovano eco nelle istanze delle associazioni di categoria siciliane. Fitto pero’ ha fatto orecchie da mercante, questo e’ il desolante risultato».

Il ministro Fitto intanto già ieri ha incontrato la Cna e per andare incontro agli artigiani che chiedevano un abbassamento del tetto di imposta ha affermato: «che c’è la possibilità di ritoccare verso il basso anche quell’importo».

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