«Una nuova sinistra è una necessità». Con questa consapevolezza il presidente de La Giusta Causa Michele Laforgia ha concluso ieri l’iniziativa “Il nuovo mondo”, la maratona evento che l’associazione politica e movimento culturale ha organizzato nel teatro Abeliano di Bari per festeggiare i cinque anni di attività.
Giovani, lotta alla povertà e pace i concetti messi in evidenza durante gli interventi dal palco. «Continuano a non vederci, o a fare finta di non vederci – ha spiegato Laforgia – ma se siamo qui è perché questa nuova sinistra ha senso e futuro. Lo dico anche per la nostra città e la nostra regione. Siamo una regione difficile, in cui è frequente lo sdoppiamento di personalità. Basta girarsi intorno e osservare quello che sta succedendo per le prossime elezioni amministrative. Dicono che la coerenza non paga, ma se il risultato è la scomparsa del centrosinistra e il governo dei signorotti locali travestito da civismo, forse bisogna cambiare formula. L’appuntamento più importante è quello delle comunali di Bari, dove tra un anno i cittadini saranno chiamati a eleggere il successore di Antonio Decaro. «Tra un anno si vota, a Bari, dove il centrosinistra governa da vent’anni. Molti pensano che non governerà più. Voglio dire solo questo, alla fine: noi ci saremo, in prima fila. Non per sopravvivere e far sopravvivere. Ma per fare ancora e, se possibile, meglio, quello che è stato fatto in questi anni, a Bari e in Puglia».
Nel suo intervento, che ha concluso il pomeriggio di contributi dal vivo e da remoto, musica, video, foto, testimonianze, il presidente Laforgia ha toccato tanti dei temi e delle parole scelti da chi lo ha preceduto sul palco e sullo schermo, il podcaster Fabio Ragazzo, il reporter di guerra Claudio Locatelli, il fumettista Alessandro Bilotta, la cantautrice Erica Mou, il fotografo dei confini Francesco Malavolta, Paola e Claudio Regeni. E poi Luciana Castellina, Gianrico Carofiglio, Nichi Vendola, Pietro Bartolo, Silvia Godelli, Luciano Canfora, Susanna Camusso, Paolo Borrometi.
«È una solare sciocchezza – ha detto Laforgia – credere che i giovani siano disinteressati alla politica. Semplicemente, parlano di un’altra politica: si preoccupano del futuro del pianeta. La verità è che i ragazzi e le ragazze sono consapevoli delle incognite del futuro. È impossibile, oggi, parlare di politica ignorando guerra e migrazioni: i due fenomeni epocali del nostro tempo, insieme all’emergenza climatica e alla rivoluzione digitale. Esistono modi diversi di occuparsi degli altri. Il primo è quello attualmente al potere fatto proprio dalla destra, per rispondere alla paura degli altri, all’incertezza, all’angoscia per il futuro: il made in Italy, il ponte sullo stretto, il decreto legge contro i raduni musicali, le proposte per fare della maternità surrogata un reato universale».
Da qui le soluzioni. «Non riesco neanche a concepire una sinistra, in Italia, in Europa e nel mondo, che non sa dire una parola di pace. Ma dobbiamo iniziare a dirlo, anche dalla periferia in cui ci troviamo adesso, in tutti i sensi. Basta con la politica delle armi, torniamo a parlare di pace. Di relazioni internazionali, di diplomazia, di autodeterminazione dei popoli. La guerra, il clima, le povertà: l’afonia, l’indifferenza, la passività sarebbero la fine, per tutti. Molti continuano a ripetere che non esiste più nulla per cui valga la pena di impegnarsi pubblicamente. Penso – ha concluso Laforgia – che abbiano torto».