Dall’inizio del mese un balzo in avanti nelle quotazioni di quasi 60 euro alla tonnellata, secondo il bollettino merci della Camera di Commercio di Foggia. Il grano – quello biologico – è passato da 355/360 euro alla tonnellata a 410 lo scorso 12 luglio per toccare quota 420/425 nell’ultima seduta del borsino merci.
Intanto, oggi a Roma, una delegazione di Cia-Agricoltori Italiani incontrerà il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, proprio per affrontare il tema della filiera grano-pasta autenticamente italiana. Al dossier della Cia-Agricoltori Italiani hanno dato la propria adesione 30 comuni pugliesi che rappresentano 500mila cittadini (nelle ultime ore, hanno aderito anche i Comuni di Altamura e Vico del Gargano). Una campagna iniziata lo scorso 14 aprile, con il lancio di una petizione pubblica capace di raccogliere 51mila firme.
«Al ministro diremo che è arrivato il momento di dare concretezza a quella ‘Sovranità Alimentare’ che, al momento, appare solo una scritta sulla targhetta del ministero. Sul grano, di fatto, abbiamo perso la nostra sovranità alimentare. I numeri, purtroppo, non mentono», annuncia Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, che fa riferimento anche all’ultimo rapporto Anacer, nel quale si registra un aumento delle importazioni complessive dei cereali in granella pari al 6,3%, dovuto in gran parte all’incremento dell’import di grano duro: +396mila tonnellate nei primi 4 mesi del 2023.
«Il grano è l’emblema di ciò che sta accadendo anche per l’ortofrutta, l’olio d’oliva e tutti i maggiori prodotti d’eccellenza dell’agricoltura italiana, con un abnorme ricorso alle importazioni che deprezzano il valore sociale, qualitativo ed economico riconosciuto al lavoro straordinario dei produttori italiani, costretti a correre la maratona del mercato globale con la zavorra di condizioni fiscali, logistiche, burocratiche e di costi di produzione che mortificano tutti i loro sacrifici. Sono costretti a indebitarsi, sopportano un rischio d’impresa cresciuto in modo esponenziale a causa dei cambiamenti climatici, e vengono ripagati come? Con prezzi da fame, mentre gli altri anelli della filiera, basti pensare alla pasta e al pane, incassano profitti crescenti», sottolinea ancora Sicolo che aggiunge «Non siamo contro gli altri componenti della filiera, vogliamo però che la catena del valore abbia una distribuzione più equa, capace di assicurare una giusta remunerazione ai produttori, che sono base e fondamenta di tutte le filiere alimentari italiane di qualità».
Sul tavolo del ministro Lollobrigida, Cia-Agricoltori Italiani porterà proposte utili a stoppare le speculazioni commerciali sulla pelle dei produttori e dei consumatori; a fermare chi spaccia grano estero piazzandolo come italiano; a porre dei limiti all’arrivo indiscriminato sul territorio italiano di grani stranieri e un deciso sostegno per istituire la Cun (Commissione Unica Nazionale) del grano duro per una maggiore trasparenza dei prezzi.