L’inaugurazione del festival della cultura paralimpica è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione sui Giochi del Mediterraneo che si terranno a Taranto nel 2026.
Separati da una rete invisibile, per restare sul gergo sportivo, il ministro dello Sport Andrea Abodi e il governatore Michele Emiliano, vicini eppur lontani, sono tornati a scambiarsi palle avvelenate. Quel che sembra ormai certo è che la macchina organizzativa è di nuovo in moto e stavolta non deve e non può più fermarsi.
Il governo ha ipotecato i posti che contano nel nuovo comitato organizzatore escludendo la Regione. «I nomi verranno perché le donne e gli uomini che fanno parte del comitato saranno una chiave importante. Ci sono piena volontà e capacità di risolvere le cose e fare di questi Giochi un’edizione fantastica», ha detto ieri il ministro. Per l’impiantistica il governo ha messo a disposizione già 150 milioni di euro e altri 125 sono stati previsti in tre anni con il dl di Bilancio per il 2024. «Sarà una corsa contro il tempo – ha confermato Abodi – ma ce la faremo».
Per la ventesima edizione dei Giochi, in programma a giugno 2026 a Taranto, sono attesi circa quattromila atleti dei Paesi del bacino mediterraneo. Per far fronte ai ritardi nella costruzione degli impianti sportivi e del masterplan dei Giochi, a giugno il governo ha commissariato l’evento affidandolo a Massimo Ferrarese. Sulla circostanza che gli impianti sportivi siano ancora tutti da costruire o ristrutturare, Abodi ha detto che «non bisogna avere paura. Affronteremo le difficoltà. Ne avremo come le abbiamo per altri grandi avvenimenti, ma fa parte dei nostri doveri cercare di affrontarle e risolverle. Penso che il presupposto per risolvere i problemi sia la coesione, la collaborazione, il rispetto reciproco e il gioco di squadra. Se prevarranno questi sentimenti e questa modalità di relazionarci tra noi, le difficoltà le affronteremo e le supereremo. Saranno grandi Giochi del Mediterraneo ben oltre la dimensione sportiva».
Abodi ha aggiunto «all’evento del 2026 teniamo particolarmente tutti, magari abbiamo sfumature diverse nelle sensibilità, ma sono convinto che prevarrà il minimo comun denominatore negli interessi. Tappa dopo tappa – ha rilevato Abodi mettendo in relazione il Festival della cultura paralimpica con i Giochi del Mediterraneo – è importante che ci siano questi grandi appuntamenti. Ma è ancora più importante il lavoro quotidiano. Questi sono appuntamenti che hanno un intervallo molto ampio, da qui al 2026 noi dovremmo costruire quello che ancora non c’è. Credo che questi avvenimenti debbano lasciare delle eredità e noi per i Giochi del Mediterraneo dobbiamo correre per cercare di anticipare».
Parole meno distensive dal numero uno della Regione. «Noi siamo la mamma dei Giochi del Mediterraneo. Abbiamo lavorato molto bene con i governi precedenti. Dopodiché c’era da aspettarsi che il governo attuale non ce li lasciasse finire. Fa parte delle regole del gioco, soprattutto quando i giocatori sono quelli che sono».
Facendo riferimento all’esclusione della Regione dal Comitato, Emiliano ha detto «di fronte al rischio che qualcuno tagliasse il nostro bambino, abbiamo preferito che passasse la mamma falsa, perché è meglio che il bambino sopravviva, piuttosto che rivendicarlo. Siamo pronti a governare questo processo al posto che ci sarà assegnato Faremo quello che ci diranno, per usare il gergo del canottaggio: se ci diranno di remare, saliremo a bordo a remare, se ci diranno di pulire lo scafo della barca lo faremo. Per i tarantini non cambia la storia, anche se dubito che ci chiederanno molto perchè conosco troppo bene i protagonisti di questa vicenda per avere altre aspettative».
Quanto all’importanza del festival della cultura paralimpica per i Giochi e per la città, Emiliano ha ringraziato il presidente Mattarella per la sua presenza. «Taranto ha servito l’Italia fedelmente. Ha supportato costi umani straordinari a partire dalla Seconda Guerra Mondiale fino alla vicenda dell’Ilva che ha consentito il boom economico, sopportando effetti mortali. Il presidente ha capito che la sua presenza serviva all’anima dei tarantini ed è venuto qui».