Quando si firmerà l’accordo di coesione fra regione Puglia e Governo centrale? E quali sono i motivi che ostacolano la firma? Quesiti che restano senza risposta all’indomani dei chiarimenti arrivati da Palazzo Chigi sull’appuntamento già fissato per il 22 ottobre a margine della chiusura del festival delle regioni a Bari. Dal Dipartimento per le politiche di coesione hanno fatto presente che la data del 22 ottobre non era definitiva e che in ogni caso non è ancora completato il dossier Puglia, unica delle 20 Regioni ad essere rimasta senza gli aiuti Fsc da 6,4 miliardi.
Lo scenario
Roma chiede un ulteriore approfondimento dei documenti con una nuova riunione tecnica in programma la prossima settimana. Dalla Regione Puglia, invece, fanno sapere che non ci sarebbe proprio nulla da approfondire. Nei mesi scorsi, infatti, i due staff tecnici hanno passato ai raggi X i 500 progetti di investimento Fsc su acqua, rifiuti, trasporti, sanità, incentivi alle imprese, addirittura i nomi delle singole imprese beneficiarie degli aiuti del fondo coesione. Non solo. In precedenza erano stati verificati i progetti della vecchia programmazione comunitaria centinaia di migliaia di pratiche. Un “lavoraccio”, insomma, che sul piano tecnico sarebbe già concluso. Non a caso s’era già ipotizzata la data del 22 ottobre per la firma dell’accordo, primo step dello sblocco dei fondi che poi deve passare dal via libera del Cipess, l’organismo che sovrintende proprio alla liquidazione.
La bozza
Altro dettaglio importante riguarda poi la richiesta, caduta nel vuoto, della Regione Puglia di ricevere la bozza del patto di coesione prima della firma concordata e poi saltata. C’è chi sostiene che il rinvio sia legato a una “vendetta” politica da parte della premier Giorgia Meloni a seguito delle dichiarazioni del presidente pugliese Michele Emiliano all’inaugurazione della Fiera del Levante: critiche velenose contro il governo centrale e la stessa Meloni, accusata di non aver partecipato alla cerimonia inaugurale perché «in Puglia non raccoglie applausi come altrove». La ricostruzione è stata smentita dalla nota di Palazzo Chigi e dalla circostanza che i due contendenti si sarebbero chiariti dopo l’incidente con uno scambio di messaggi.
La posizione di Fitto
In tutto ciò la politica resta in silenzio sul “caso Puglia” aprendo di fatto altre congetture sulla vicenda. Per esempio la necessità per il ministro Raffaele Fitto, da settimane impegnato a Bruxelles, di visionare l’accordo di coesione con la regione Puglia prima di sottoscriverlo in pubblica piazza. Lo stesso Fitto, dicono altre voci, vorrebbe incassare il voto degli europarlamentari Pd a inizio novembre per la sua elezione in Europa: un appoggio in realtà già concordato con i governatori De Luca della Campania, Giani della Toscana e Priolo per l’Emilia-Romagna, che non verrebbe messo in discussione dagli europarlamentari pugliesi.