Si scrivono europee, ma si leggono regionali. Questo perché la campagna elettorale per Strasburgo sta diventando una conta interna ai partiti, anche in formazioni in cui in un primo momento era stata siglata una pax tra i gruppi dirigenti, in vista dell’appuntamento del prossimo anno.
Infatti, dopo la diffusione della iscrizione di Francesco Ventola, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio regionale e candidato nello stesso partito al Parlamento europeo, nel registro degli indagati da parte della Procura di Trani è riemersa la rivalità tra i dioscuri dei meloniani di Puglia: Raffaele Fitto, ministro per gli affari europei, il sud e il Pnrr, e Marcello Gemmato, sottosegretario alla sanità.
I due avevano siglato una tregua sia in fase congressuale tra dicembre e gennaio, per quanto in cinque province su sei a capo del partito sono stati eletti esponenti vicini a Fitto e soltanto Michele Picaro, anch’egli candidato all’Eurocamera, fedelissimo di Gemmato, è stato scelto alla guida del partito della provincia di Bari, pur essendo, il neo presidente provinciale, entrato in Fdi al seguito di Fitto, dopo aver militato in altri parti.
Così, nell’ultimo tratto di campagna elettorale sarà caccia al voto in più senza esclusione di colpi e di acquisti, visto che le europee sono elezioni in cui la tecnica migliore per raccogliere preferenze è costruire una solida catena tra quanti nei diversi territori detengono o drenano consenso elettorale: consiglieri regionali, sindaci, consiglieri comunali, notabili, dirigenti di associazioni e cooperative.
Uno scouting che potrebbe ridisegnare la geografia del partito oggi più solido, anche se un sondaggio di Bidimedia di ieri l’altro fissa l’asticella appena al 23,2 per la fiamma nella circoscrizione Sud. Una geometria variabile che sta portando anche alcuni ascrivibili alla cosiddetta “generazione Atreju”, verso Fitto. Questo perché in tanti ipotizzano che l’obiettivo di Gemmato, se i due candidati dovessero lasciare via Gentile, è di portare in Regione nel 2025 il fratello Ninni. Così come, se non dovesse eletto sindaco di Trinitapoli, entrerebbe in consiglio regionale come primo dei non eletti Francesco Di Feo, passato nel frattempo con i centristi di Massimo Cassano, riducendo quindi gli uscenti.
Intanto scalda i muscoli Renato Perrini, tra i papabili più quotati alla successione di Ventola nel ruolo di capogruppo. Infine, c’è l’indicazione della stessa Giorgia Meloni di far votare ed eleggere le donne. Una direttiva che contribuisce non poco alle rivalità tra i due consiglieri regionali e che riporta in alto le quotazioni dell’uscente Chiara Gemma che potrebbe infilarsi proprio nella contesa tra Ventola e Picaro e per estensione tra Fitto e Gemmato per moltiplicare i consensi.