Presidente Emiliano, il nostro giornale ha dato una evidenza importante alla gravità del taglio dei fondi di coesione e sviluppo. Il nostro ultimo titolo, che raccoglie i commenti di voci autorevoli del settore oltre che della politica, è che si può interpretare senza usare termini tecnici come uno “scippo al welfare”. Lei cosa vuole aggiungere per spiegare ai pugliesi cosa implica ciò?
«Il Fondo di sviluppo e coesione assegnato all’80% al sud e al 20% al centro nord è il principale finanziamento che deve riequilibrare le entrate fiscali delle regioni più ricche. E infatti l’Fsc è sempre stato utilizzato dalle Regioni come un completamento – più flessibile e meno complicato – dei Fondi Europei la cui rendicontazione tardiva rischia di determinare un totale definanziamento in caso di sforamento dei termini massimi. Questa sostanziale complementarietà tra Fsc e Fondi Europei ha sempre funzionato benissimo per la Puglia che è la migliore regione italiana nella velocità e qualità degli investimenti. E tutto il mondo della cultura pugliese, del sostegno turistico, dei sostegni alla disabilità e povertà, della ricerca scientifica, degli aiuti alle imprese piccole e grandi si è sempre alimentato di questa sinergia. Adesso il ministro Fitto cava dal cilindro il divieto di utilizzare i 4,5 miliari dell’Fsc pugliese per tutte le spese diverse dagli investimenti strutturali già coperti dal Fesr (fondi europei) in modo da colpire al cuore tutta quella Puglia effervescente e innovativa che gli ha voltato le spalle dal punto di vista elettorale più volte in questi venti anni».
La ripartizione fondi Fsc di Fitto è di 160 mln in meno di quella predisposta dall’ex ministra Carfagna. C’è una possibile giustificazione rispetto a tutto ciò?
«Che cosa le dicevo? Come è possibile che da quando la questione è passata dalle sue mani i fondi Fsc destinati alla sua regione siano diminuiti di una somma enorme, quella che serve quasi a costruire un nuovo ospedale? Tutti i ministri hanno sempre un occhio di riguardo alla loro Regione, ma lui invece l’avversa sfacciatamente quasi a punirla di colpe che non ha».
Appena appresa la notizia, lei ha parlato “di prevaricazione del ministro Fitto e di una scelta scellerata”. Ne è ancora convinto?
«Fitto sta preparando le campagne elettorali del 2025 alla regione Campania e Puglia asfissiando le due economie più vivaci del Sud privandole dei finanziamenti di parte corrente con i quali queste due Regioni tappano i buchi dei loro bilanci non alimentati dal Pil che rimane la metà di quello di alcune regioni del nord. E per far questo travolge anche la Calabria e la Basilicata».
Una cosa più che certa c’è, frutto dell’analisi degli studiosi e non solo della politica, tutto questo produrrà un aumento delle disuguaglianze tra Nord e Sud, e penalizza la regione dov’è nato il ministro.
«Fitto sbaglia a penalizzare il sud perché se è vero che è stato più volte sconfitto in Puglia, tantissimi sono i pugliesi che lo stimano e gli vogliono bene. Perdere le elezioni non autorizza a innescare vendette generalizzate contro una comunità. Deve prevalere l’interesse generale su quello personale».
Oggi il ministro Raffaele Fitto incontra le Regioni, le Province e i Comuni sulla proposta di revisione del Pnrr. Con quale spirito lei affronta l’incontro?
«Con lo spirito di chi non molla mai e che difenderà la Puglia fino alla sua ultima energia. Sono convinto che tanti sono i parlamentari pugliesi, anche di altri partiti, che sanno che si sta commettendo un errore. Quando altri presidenti del consiglio tentarono di addomesticare la Puglia usando la pressione dei fondi Fsc, non avemmo timore di metterci contro di loro che pure erano all’apice del loro potere».
Quali sono le proposte che porterà al tavolo?
«Quella di applicare la legge nazionale che non consente ad una semplice delibera Cipess di assegnazione delle somme Fsc di vietarne l’uso per le spese immateriali cd. di parte corrente».
La Puglia è un punto di riferimento per le regioni del Sud. Si andrà compatti a quest’incontro?
«Tra me e il Presidente De Luca c’è totale sintonia. Ma voglio ricordare che tutta la Conferenza delle Regioni guidata da Massimiliano Fedriga della Lega Nord, ha la stessa posizione di Puglia, Campania, Toscana, Emilia Romagna e Valle d’Aosta sia pure con toni diversi atteso che si tratta in gran parte di regioni governate dal centrodestra. In questo vedo arroganza, nel costringere delle persone perbene a subire una strategia sbagliata solo per fedeltà al proprio partito».
Infine, so che con lei non posso parlarle di vacanze perché il lavoro che ha da fare in questi giorni è tanto ed importante. Soprattutto per chiarire diversi aspetti che vanno definiti. Innanzitutto le imminenti elezioni amministrative a Foggia, poi a Bari e Lecce, lo Statuto del Pd. Su quale indirizzo politico ritiene si debba lavorare per fare ordine in questo momento di grande debolezza della sinistra italiana?
«Si tratta di questioni complesse e non facilmente sintetizzabili. Il disastro delle ultime politiche dove il fronte anti Meloni, pur andando alle elezioni diviso, ha preso il 56% dei voti contro il 44% della destra, dimostra che serve capacità politica ne mettere insieme le forze progressiste. È una lavoro nel quale, nonostante le disavventure dei dirigenti romani, sono e siamo impegnati in periferia facendo prevalere programmi e alleanze su asserite omogeneità ideologiche che gli italiani impegnati nella loro difficile opera quotidiana non ritengono centrali. Io sono un uomo di sinistra-sinistra, ma non ho mai pensato di convertire ideologicamente le centinaia di migliaia di pugliesi che di sinistra non si sentono di essere. Mi sono limitato a condividere con loro la visione della Puglia che desideriamo, assieme a metodi e valori che la Costituzione della Repubblica ben descrive. L’unica fede alla quale vale la pena dedicare la vita si chiama Costituzione».