«Il governo è disponibile a collaborare, non accentra nulla». Non si arresta il botta e risposta continuo tra il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il ministro per il Sud Raffaele Fitto. Il disgelo mostrato in occasione dell’iniziativa promossa la scorsa settimana a Brindisi da Confindustria sembra già un lontano ricordo. Terreno di scontro, questa volta, è il festival Euromediterraneo dell’economia di Napoli.
L’affondo di Michele Emiliano
Ad accendere nuovamente la polemica, questa volta sui fondi del Pnrr, è il governatore che ha accusato il governo di non coinvolgere a sufficienza le regioni nella programmazione del Pnrr. «Le Regioni non hanno avuto alcuna centralità. I governi precedenti si sono rivolti soprattutto ai comuni, nella speranza di accelerare la spesa, ma i comuni avevano diverse problematiche che rendevano vana questa speranza», ha sottolineato Emiliano.
«Si è intervenuti con un vasto programma di assunzioni ma la situazione per quello che mi risulta non è buona. Avevamo denunciato più volte che una scelta del genere avrebbe provocato difficoltà di coordinamento della spesa», ha detto ancora il governatore. «Assistiamo a un processo di totale accentramento della spesa del Pnrr, dei fondi europei, persino di quelli destinati alle regioni. Questa impostazione mira a rimediare a una situazione non felice, che però ancora una volta non dà fiducia alle regioni», ha aggiunto il presidente.
«Il Governo è pronto a collaborare»
«L’esecutivo si muove con la piena disponibilità a collaborare e lavorare, nella chiarezza generale e nell’interesse del Mezzogiorno e dell’Italia», ha affermato invece il ministro Raffaele Fitto. Quando siamo arrivati al governo abbiamo messo mano a una verifica di cognizione delle risorse 2014-20 da cui emerge uno scenario non positivo. L’utilizzo di queste risorse è molto al di sotto delle percentuali immaginabili. L’intera programmazione ha una percentuale di spesa del 30 per cento e siamo a nove anni dall’avvio».
La difesa del ministero per il Pnrr
Nascerebbe da questi aspetti, secondo il ministro, la necessità di maggiore coordinamento. Quello che solo Roma garantirebbe. «Abbiamo riorganizzato con una semplificazione che per la prima volta prevede un ministero per l’attuazione del Pnrr – ha sottolineato Fitto-. Immaginare che si potesse gestire il Piano senza un coordinamento era una immaginazione molto forte dal punto di vista dell’efficacia e dei risultati». Il ministro per il Sud ha dichiarato di essere al lavoro per raccordare la gestione dei fondi strutturali, affinché vengano sfruttati a pieno. «È stato importante – ha sottolineato – aver messo in campo un decreto legge in discussione al Senato, in fase di conversione, sulla nuova governance e alcune semplificazioni e, in terzo luogo, mettere in campo una visione unica che raccordi le diverse programmazioni, dai Fondi per lo sviluppo e la coesione al Pnrr, individuando non solamente gli obiettivi e le tempistiche, ma anche la concentrazione delle risorse per evitare questa inutile polverizzazione che non produce effetti positivi sul fronte economico e della crescita e ci fa perdere occasioni importanti come quelle offerte da queste risorse che ci vengono assegnate e che dovrebbero delineare un contesto di riferimento, soprattutto nel Mezzogiorno, che possa dare una prospettiva». Fitto si è soffermato anche sulla necessità di rivedere nel merito il Pnrr.
«È stato programmato come risposta alla pandemia – ha affermato Raffaele Fitto – e immaginato in una fase precedente all’invasione della Russia in Ucraina. Questo è un primo tema di riflessione perchè c’è un ritardo che tocchiamo con mano collegato a dati oggettivi di contesto legato all’aumento dei costi delle materie prime e alla questione energetica. Ora alcuni obiettivi vanno ridiscussi».
«Sul ddl Calderoli polemiche strumentali»
L’appuntamento al forum Euromediterraneo si è tenuto il giorno dopo la manifestazione a Napoli dei sindaci contro l’Autonomia differenziata. Un progetto intorno al quale il governo ha fatto quadrato e che il ministro per il Sud sostiene e considera una opportunità. «L’autonomia differenziata può avere due modi di lettura – ha sottolineato-. La prima è quella di polemica politica strumentale, la seconda è la lettura del provvedimento. Se qualcuno ci spiega che in questo momento l’Italia è unita e un provvedimento che deve ancora essere approvato spaccherebbe il Paese non mi convince. Le critiche trovano risposta nel disegno di legge, nella definizione dei costi standard non esiste il rischio di tornare alla quantificazione della spesa storica in caso di mancato accordo, e basta leggere il testo per trovare il riferimento alla parte della Costituzione che fa riferimento alla coesione nazionale e agli interventi di riequilibrio», ha concluso il ministro per il Sud.