Festival delle Regioni, Zaia scherza con Emiliano sul terzo mandato ma la riforma resta un rebus

Anche al Festival delle Regioni tiene banco il terzo mandato. Un problema che accomuna tre dei governatori di scena sul palco del Petruzzelli: il pugliese Michele Emiliano, il presidente veneto Luca Zaia ed il campano Vincenzo De Luca. Non è un caso che nei vertici riservati, il tema sia stato al centro di scambi dibattute e colloqui fra diretti interessati. Lo scoglio da superare è la normativa nazionale che impedisce la terza ricandidatura con un vincolo fino alla seconda, oggetto di trattativa in Transatlantico con reciproci ammiccamenti fra centrodestra e centrosinistra. Alla fine non se n’è fatto nulla anche se la questione interessa in egual misura governo e opposizione.

Il dibattito

La conferma ieri al Festival delle Regioni è arrivata dal ministro Calderoli che ha confermato le simpatie della Lega per il terzo mandato nell’ottica di favorire la scelta dei cittadini. Di terzo mandato hanno parlato dal palco anche Zaia ed Emiliano nel passaggio di consegne fra regioni per l’organizzazione del festival. Emiliano ha riproposto un gemellaggio con il Veneto per la festa del “Vidua vidua”, un evento di piazza per ricordare l’intervento della Serenissima per liberare Bari dai Saraceni. «Lo ripresentiamo insieme?», ha proposto Emiliano a Zaia, e subito dopo: «Facciamolo come primo impegno del terzo mandato». Battute a parte Emiliano, così come il campano De Luca, possono superare l’ostacolo recependo in Consiglio regionale la norma nazionale sul limite del doppio mandato azzerando il conteggio e facendolo partire dalla prossima legislatura. Uno stratagemma già sperimentato con successo dallo stesso Zaia in Veneto.

La proposta

A favorire l’operazione c’è anche una proposta di legge non ancora depositata dal gruppo di Azione. Una revisione delle regole elettorali che si adegua alla legislazione nazionale e introduce la figura del consigliere supplente per sostituire fino ai consiglieri, che vengono nominati assessori di giunta, con i primi dei non eletti sopperendo così al taglio di 10 unità in base al calo demografico. Emiliano, a differenza di De Luca, avrebbe sulla carta i numeri per approvare la modifica della legge elettorale e dello statuto, ma a condizione di superare il veto del Pd. Il principale partito di maggioranza, infatti, ha qualche dubbio sulla Pdl di Azione, qualcuno dice per proteggere la candidatura dell’ex sindaco Decaro e metterla al riparo da eventuali “scherzetti” di Emiliano. Ieri, però, affrontando la questione nel vertice del gruppo regionale è emerso che i dem sono pronti a discutere, ma a condizione di approvare un nuovo testo condiviso con il resto degli alleati e soprattutto con le minoranze.

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