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«Caso Almasri, fascicolo sul Governo». Ma Corte penale internazionale e Palazzo Chigi smentiscono

La vicenda Almasri è tutt'altro che chiusa. Il giorno dopo l'informativa dei ministri e gli scontri in Parlamento, il fulcro della contesa si sposta oltre i confini nazionali e raggiunge Aia in Olanda: secondo quanto pubblicato dal sito web del quotidiano cattolico “L’Avvenire” i giudici avrebbero aperto un fascicolo di inchiesta dopo la denuncia di…
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio alla Camera dei deputati durante l’informativa sul caso del cittadino libico Naieem Osema Almasri Habish, Roma, Mercoledì, 5 Febbraio 2025 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) Justice Minister Carlo Nordio address the Chamber of deputies on the case of libyan citizen Naieem Osema Almasri Habish, Rome, Wednesday, Feb. 5, 2025 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

La vicenda Almasri è tutt’altro che chiusa. Il giorno dopo l’informativa dei ministri e gli scontri in Parlamento, il fulcro della contesa si sposta oltre i confini nazionali e raggiunge Aia in Olanda: secondo quanto pubblicato dal sito web del quotidiano cattolico “L’Avvenire” i giudici avrebbero aperto un fascicolo di inchiesta dopo la denuncia di un cittadino sudanese, rifugiato in Francia, che ha dichiarato di aver subito torture con la moglie ad opera del generale libico Osama Almasri.

Quest’ultimo era stato arrestato a Torino il 19 gennaio e rilasciato e imbarcato su un volo per Tripoli il 22 gennaio successivo. Nel fascicolo erano stati fatti i nomi di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, e Carlo Nordio, ministro della Giustizia.

Tra le motivazioni addotte «l’aver abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali». Lo stesso quotidiano cattolico aveva anche mostrato un’immagine parziale dell’incartamento protocollato dalla Corte internazionale.

La smentita

Eppure è arrivata la smentita dallo stesso Governo: «Non esiste ad oggi nessun procedimento aperto contro l’Italia dalla Corte penale internazionale. Il procuratore – spiegano le stesse fonti governative – non ha ufficialmente inviato la denuncia del cittadino sudanese né al cancelliere né ai giudici».

La stessa Cpi, attraverso un suo portavoce, prova ad abbassare i toni e a portare chiarezza su quanto in loro possesso: «Secondo lo Statuto di Roma, ovvero il trattato istitutivo del tribunale internazionale, qualsiasi individuo o gruppo di qualsiasi parte del mondo può inviare informazioni al procuratore della Corte. Comunicazioni, che l’ufficio del procuratore non commenta».

Le reazioni e la richiesta

Alla notizia il Guardasigilli aveva commentato con ironia: «Credo che a questo mondo tutti indaghino un po’ su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana. Postulo la giustizia divina proprio perché la giustizia umana spesso è fallibile».

Dure parole del vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che addirittura aveva anche risposto con la stessa moneta: «Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte penale, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata. Comunque confermo, l’atto inviato all’Italia era nullo, condivido quello che ha detto il ministro Nordio».

In queste ore il ministero della Giustizia sta abbozzando un documento con cui potrebbe già a breve formalizzare ai giudici dell’Aia una richiesta di spiegazioni sulle incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del generale libico. Il Parlamento dell’Unione ha inserito in calendario, per martedì 11 febbraio a Strasburgo, un dibattito sulla “protezione del sistema di giustizia internazionale e le sue istituzioni” su suggerimento delle opposizioni.

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