Ex Ilva, parla Turco (M5S): «Il Governo scarica su ArcelorMittal le proprie difficoltà»

«Il governo sull’ex Ilva ha già dimostrato di non avere alcuna strategia. La reintroduzione dello scudo penale, il finanziamento pubblico di oltre 600 milioni di euro e il definanziamento del progetto di decarbonizzazione da 1,2 miliardi di euro, sono la prova di una politica che stride con la volontà dei cittadini». Il senatore Mario Turco, numero due del Movimento Cinque Stelle a livello nazionale, non nasconde le proprie perplessità sulla situazione di stallo che si è venuta a creare intorno al siderurgico di Taranto. Dal punto di vista politico, sottolinea come l’asse tra M5s e Pd resti centrale nelle dinamiche (anche elettorali) del centrosinistra ma non nasconde che sul Fisco le posizioni restano distanti.

Il governo sembra aspettare la prossima mossa di ArcelorMittal prima di decidere quale strada intraprendere sull’ex Ilva. Si sente di escludere un cambio di rotta da parte dei franco-indiani e un ritorno di interesse per lo stabilimento di Taranto?

«Il Governo su ex Ilva ha già dimostrato di non avere alcuna strategia. Per nascondere le sue incapacità, adesso cerca di trasferire ad ArcelorMittal le responsabilità sul futuro dell’impianto. La reintroduzione dello scudo penale, il finanziamento pubblico di oltre 600 milioni di euro e il definanziamento del progetto di decarbonizzazione da 1,2 miliardi di euro, sono la prova di una politica che stride con la volontà dei cittadini, come testimonia l’approvazione, con larga maggioranza del consiglio comunale, dell’odg a prima firma del M5s, per dire no al ciclo integrale a carbone».

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha citato la scelta del governo Conte di togliere lo scudo penale come motivo dell’allontanamento di ArcelorMittal dalle intenzioni iniziali di investimento. Vi sentite in qualche modo responsabili?

«Ci siamo sentiti responsabili di aver provato a ridare dignità a un territorio vessato da politiche pusillanimi. Abbiamo provato sin dall’inizio a riportare a Taranto la legalità, rimuovendo lo “scudo penale”, ma non dimentichiamo che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sentenza del 5 maggio 2022, condannò l’Italia per aver violato gli artt. 8 e 13 della Cedu a tutela del rispetto della vita privata e il diritto a un ricorso effettivo».

Arrivati a questo punto per il M5s la nazionalizzazione è l’unica soluzione?

«La soluzione risiede nella riconversione economica, sociale e culturale che avevamo iniziato con il Cantiere Taranto. Riguardo lo stabilimento, per il M5s quattro sono i punti cardine: chiusura di tutte le fonti inquinanti, diversificazione industriale, revisione dei limiti delle polveri sottili di cui al D.Lgs. 155/2010 sulla base delle raccomandazioni Oms e introduzione di una Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario funzionale al rilascio dell’Aia. Contro il rinnovo di quest’ultima, scaduta il 23 agosto, è in corso una raccolta firme».

Taranto rischia seriamente di perdere i Giochi del Mediterraneo, intorno al quale si sta svolgendo una vera e propria battaglia politica. Teme che l’abbandono del Pd da parte del sindaco Melucci possa indebolirlo o rafforzarlo in questo confronto con il governo?

«Sarebbe assurdo se le dinamiche politiche personali del sindaco impattassero negativamente su una manifestazione sportiva di portata internazionale. I Giochi erano già diventatati un fatto politico prima della decisione di Melucci, ma adesso occorre dare una sterzata importante rispetto ai ritardi che il Governo ha concorso ad accumulare, centralizzandone la gestione».

Un mese fa, quando la maggioranza si domandava dove trovare i 37 miliardi necessari per far quadrare la manovra di Bilancio, lei ha rilanciato l’idea di una riforma fiscale “progressista”. C’è una visione economica comune su questo tema in quella alleanza progressista che vorrebbe costruire il M5s?

«Sul tema fiscale siamo distanti dal Pd che propone una patrimoniale e una tassazione più elevata sulle successioni, quanto dalle politiche di condoni e prelievi forzosi sui conti correnti degli italiani proposte dal Governo Meloni. Il M5s ha depositato una riforma fiscale a mia prima firma che sposta la tassazione dal lavoro e dalle imprese su extra profitti, colossi del web, multinazionali, speculazioni finanziarie ed evasione, con l’obiettivo di tassare i patrimoni over 50 milioni di euro con una “global wealth tax”, per evitare la fuga di capitali dal Paese».

Conte e Schlein sembrano alternare allontanamenti a riavvicinamenti e le elezioni Europee, dove il voto sarà proporzionale, potrebbero radicalizzare il confronto. La prossima primavera, però, si voterà anche per il sindaco di Bari. C’è il rischio che il modello Foggia, dove ha trionfato Maria Aida Episcopo sostenuta sia da M5s e Pd, resti una esperienza isolata?

«Replicare quanto accaduto a Foggia sarebbe un’opportunità. La nuova sindaca, da noi indicata, è persona che incarna i requisiti di competenza, onestà e trasparenza della politica non negoziabili per il M5s. Cosa accadrà a Bari? Lo decideranno i confronti sui temi specifici. Eventuali coalizioni per noi sono possibili soltanto a margine di programmi politici precedentemente condivisi con la nostra base, e sottoscritti eticamente da tutti i simboli con cui concorreremmo».

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