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Energia, Stefanazzi: «Rendere famiglie e imprese autonome è la vera rivoluzione democratica»

«Il Governo dovrà gestire le autorizzazioni sugli impianti per le rinnovabili». Il neo deputato Claudio Stefanazzi “assegna” i compiti al Governo, nel giorno della fiducia alla Camera, e mette in chiaro cosa occorra fare per alzare la quota di rinnovabili che ci vede molto lontani dall’obiettivo fissato al 30 per cento della produzione totale dall’Europa,…

«Il Governo dovrà gestire le autorizzazioni sugli impianti per le rinnovabili». Il neo deputato Claudio Stefanazzi “assegna” i compiti al Governo, nel giorno della fiducia alla Camera, e mette in chiaro cosa occorra fare per alzare la quota di rinnovabili che ci vede molto lontani dall’obiettivo fissato al 30 per cento della produzione totale dall’Europa, nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. In più ci sono proiezioni secondo le quali la Commissione europea potrebbe essere “tentata” di alzare l’astina al 40/45 per cento: un abisso tra previsioni e stato dell’arte, almeno per l’Italia.

Deputato Stefanazzi, la Puglia produce il 69 per cento dell’energia elettrica ricorrendo a fonti fossili nonostante abbia la nomea di regione a produzione green. Tutto ciò con quel che comporta in termini di inquinamento ambientale e, perciò, rischi per la salute. Come si inverte la rotta?

«La produzione così alta da fonti fossili, in una regione leader nazionale per l’utilizzo da fonti rinnovabili è la prova provata che il sistema autorizzativo, in Italia, non funziona. Stesso discorso per il sistema di trasmissione dell’energia e di gestione elettrica delle reti. È inconcepibile che una regione capace di produrre l’energia da fonte rinnovabile sia poi, sostanzialmente, costretta a subire – ancora – la produzione da fonti fossili».

Quindi?

«Questa è la grande contraddizione della transizione ecologica in Italia: annunciarla e non mettere in atto quelle azioni tecniche necessarie affinché il sistema sia in grado di assorbire la produzione da fonte di energia rinnovabile ottimizzandone l’utilizzo».

C’è stata una miopia nelle politiche energetiche nazionali che ci ha portati a pagare il prezzo della speculazione sulle fonti di energia e, di conseguenza, l’aumento indiscriminato delle bollette?

«Assolutamente sì. C’è stata una grande miopia storica nel legarsi a filiere di approvvigionamento fossili che hanno finito per condizionare anche i destini economici del Paese. Nonostante nel post Covid si sia affermata l’idea che sia necessaria una transizione ecologica, non mi pare che il Paese stia affrontando la questione in maniera decisa per emanciparsi dalle filiere da fonte fossile».

Giorgia Meloni, nel suo discorso volto alla fiducia della Camera ha assegnato al Sud la mission delle rinnovabili. È un punto di svolta?

«Non direi. Nel suo discorso è tornata sulla necessità di riprendere le trivellazioni in mare e, quindi, sostanzialmente, di puntare sulle fonti fossili».

Eppure Meloni ha parlato anche di un Sud votato alle rinnovabili. Non basta?

«La scelta deve essere radicale. L’unica vera rivoluzione democratica, in questo Paese, è quella di rendere famiglie e imprese indipendenti sotto il profilo energetico. Per farlo occorre che siano messe in condizioni di produrre autonomamente il loro fabbisogno energetico. È un percorso lungo, ovviamente, ma o si inizia senza tentennamenti, senza ritorno al passato con l’idea di recuperare sovranità a livello energetico. La Storia ci ha messo dinnanzi a un bivio per rendere famiglie e imprese indipendenti energeticamente. È una rivoluzione straordinaria, probabilmente paragonabile a quella industriale, ma richiede una politica forte. Bisogna superare il gap infrastrutturale che presenta il Paese creando condizioni perché l’energia prodotta da fonti rinnovabili non sia dispersa, come avviene ora. Serve un’attività di stoccaggio affinché sia utilizzata per tutto il giorno».

Cosa deve fare il Governo per agevolare gli impianti da fonti rinnovabili?

«Questo Governo dovrà, come già mesi fa il presidente Emiliano ha chiesto al Governo Draghi, gestire questa fase, programmando non solo gli interventi, ma anche, probabilmente, avocando a sé, per un periodo provvisorio, tutte le procedure autorizzative».

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