«Presentiamo oggi una Regione che sta combattendo in maniera strenua e anche con buoni risultati. Una battaglia che chiamiamo ancora Questione Meridionale, che peraltro secondo la lezione di meridionalisti importanti, come don Luigi Sturzo, è una questione nazionale». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervenendo questa mattina all’evento “In viaggio con la Banca d’Italia“, prima tappa del tour organizzato dall’istituto di credito a cui ha partecipato anche il governatore Ignazio Visco.
«Si parla poco del recupero del Mezzogiorno e del contributo che può dare all’Italia – ha aggiunto Emiliano -. Il finanziamento del Fondo sanitario nazionale in Campania e in Puglia comincia a scendere perché scende la popolazione: in base ad un meccanismo automatico di adeguamento, quest’anno riceviamo 100 milioni in meno. Abbiamo ricominciato a parlare dei livelli essenziali delle prestazioni solo perché a un certo punto, c’era l’esigenza di parlare dell’autonomia differenziata ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione. E improvvisamente, per cercare di indorare la pillola, si è detto che l’autonomia differenziata in realtà serve al recupero delle regioni del Mezzogiorno», ha sottolineato il presidente della Regione Puglia.
Regione che, ha proseguito Emiliano, «si presenta con i numeri in ordine e penso che la Banca d’Italia li conosca. Ieri ancora una volta, il portale di Bruxelles che registra la capacità di investimento dei fondi europei, ha certificato che la Puglia è la prima regione italiana ed è una delle prime d’Europa. Tutto questo si può fare anche se abbiamo meno personale di altre regioni italiane rispetto al numero di abitanti. Si può fare nonostante il punto di partenza: solo pochi anni fa la Puglia era una delle ultime regione italiane per capacità di spesa. Questo recupero però adesso ha una minaccia: i segnali che vengono dal Governo centrale sul Pnrr, sul Fondo Sociale di Coesione (che per l’80 per cento deve venire al Mezzogiorno) e più in generale i segnali che vengono sull’efficientamento delle macchine amministrative».
Emiliano ha affermato anche che «l’Fsc per la Puglia vale quasi come un Por, più di 4 miliardi di euro, che servono per il cofinanziamento dei fondi europei, avendo la Puglia un bilancio ordinario non largo.
Ma abbiamo già perso mesi e mesi. Pur avendo la disponibilità di fondi europei, abbiamo difficoltà a cofinanziarli. Ci sono 3500 imprese che hanno richiesto i finanziamenti e che stanno attendendo le decisioni del Governo: ci possiamo permettere in un momento del genere di avere questo genere di blocco? È possibile partire nella gestione di un piano europeo con mesi di ritardo? I segnali che vengono dalla Puglia invece parlano di una grande attività, una grande capacità delle imprese, del sistema della ricerca, del sistema universitario (abbiamo aperto tre nuove Facoltà di Medicina). E chi finanzia queste nuove facoltà è la Regione, non lo Stato perché lo Stato ha costretto le università del Sud che hanno un livello di esenzione per reddito ovviamente molto più alto di quelle delle università del Nord, a fare le nozze con i fichi secchi. Con rispetto parlando, qui la Prefettura, gli uffici giudiziari, le forze di polizia, che pure hanno registrato importantissimi successi nel contrasto alla criminalità organizzata, hanno organici e possibilità operative inferiori a quelle delle altre regioni con identici problemi. Tutto questo ci fa pensare ad una Regione sana, lanciata verso il futuro».
Emiliano ha poi parlato delle Zes che «languono: stanno aspettando lo sblocco di importanti possibilità di riperimetrazione. Eppure sono importanti e hanno avuto un successo straordinario persino a Taranto dove la monocoltura dell’acciaio rischiava di congelare altre forme di investimento».
Rivolgendosi al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, Emiliano ha concluso: «Mi auguro che questo appello lanciato da Sud, dalla Puglia, dalla Regione che si sta battendo meglio di qualunque altra per superare la questione meridionale, possa avere anche il suo contributo. Infine, un’ultima cosa: poiché la richiesta di finanziamenti regionali è superiore all’offerta, temo che dovremmo ricostituire una finanziaria regionale che sia in grado di raccogliere sul mercato finanziamenti. Penso che sarà intenso il rapporto con la Banca d’Italia per capire con quali modalità e con quale gruppo di lavoro bisognerà lavorare a questa ipotesi. Sono tantissimi pronti a investire in Puglia, e hanno bisogno della garanzia della Regione per farlo in modo strutturato».