«Le differenze tra destra e sinistra? Ci sono ancora e sono profonde». Luisa Torsi, scienziata ed accademica pluripremiata a livello internazionale, è candidata nel collegio uninominale di Bari per la Camera.
Professoressa, la politica non gode di buona salute. Cosa l’ha convinta ad accettare la candidatura?
«Mi ha convinto il progetto che vede al centro la primavera Pugliese iniziata con Vendola e portata avanti dai nostri amministratori del centrosinistra da allora. I risultati, per quanto perfettibili, sono sotto gli occhi di tutti. La nostra regione da allora ha pian piano cambiato faccia divenendo un riferimento per il Sud».
Cosa risponde a chi sostiene che sia anacronistico parlare ancora di destra e di sinistra?
«I valori dell’inclusione, della difesa dei diritti e dell’attenzione a chi ha bisogno sono universali ma c’è certamente una destra che non pare sempre difenderli in modo non ambiguo. Affermare senza indugio che bisogna dare piena applicazione alla legge 194, che abbiamo necessità di un’istruzione totalmente gratuita a partire dalla scuola dell’infanzia, che la sanità deve essere pubblica, che donne e uomini devono essere pagati allo stesso modo, che la scienza ed il pensiero razionale devono essere alla base delle scelte politiche del nostro paese, è imprescindibile per chi ha il cuore che batte a sinistra».
Negli ultimi due anni la politica è stata all’altezza della sfida o in alcuni casi ha dato troppo spazio a chi non attribuisce alla scienza un ruolo nevralgico?
«È importante riconoscere che l’apporto della scienza nella gestione di eventi critici, come una pandemia o il cambiamento climatico, sia fondamentale. Anche per questo avere in Parlamento chi si è occupato di scienza può rivelarsi utile».
Qual è la prima cosa che le piacerebbe realizzare qualora eletta?
«Mi piacerebbe fare in modo che il congedo di paternità divenisse obbligatorio per un tempo pari, ma non necessariamente coincidente, a quello di maternità. Daremmo ai neo papà la gioia di occuparsi dei loro figli instaurando con loro un rapporto importante da subito. E’ sempre molto emozionante per me vedere per strada i papà che si prendono cura dei propri figli piccoli da soli. Allo stesso modo contribuiremmo a limitare la discriminazione nei confronti delle mamme lavoratrici».
In caso di elezione non potrà non occuparsi anche del mondo della ricerca. Cosa manca all’Italia per trattenere i “cervelli”?
«Se godrò del favore degli elettori, potrò occuparmi di ricerca da una posizione decisamente privilegiata e conto di poter supportare e promuovere azioni che puntino a potenziare la ricerca di base e l’innovazione nel nostro Paese. Di alcuni aspetti della mia attività di ricerca continuerò ad occuparmi magari il sabato e la domenica. In ogni caso l’attività del mio gruppo di ricerca che tanti frutti ha dato, continuerà grazie ai giovani che con noi sono cresciuti fino a divenire delle scienziate e degli scienziati di livello internazionale. Abbiamo sempre attratto giovani dall’estero e continueremo a farlo».
Perché in Italia i privati contribuiscono così poco al budget alla ricerca scientifica?
«Penso che sia necessario attuare delle politiche che incentivino i privati a donare risorse per supportare le attività scientifiche. In effetti all’estero è molto più comune che la ricerca sia supportata da privati».